NOVELLARA (Reggio Emilia) – Ha parlato? Tecnicamente sì. Ha risposto alle domande del sostituto procuratore o del gip? Assolutamente no. Per ora, niente di utile alle indagini da Nomanulhaq Nomanulhaq, il 35enne cugino di Saman Abbas, terzo dei cinque famigliari indagati per il suo omicidio a essere stato consegnato agli inquirenti reggiani.
L’interrogatorio di garanzia cui l’uomo è stato sottoposto, necessario per avallare anche in Italia la misura cautelare in carcere eseguita il 14 febbraio a Barcellona, è durato poco più di mezz’ora. “Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha fatto spontanee dichiarazioni negando ogni addebito”, ha detto il legale Luigi Scarcella. In tribunale, oltre al suo avvocato nominato ufficialmente di fiducia, c’erano il sostituto procuratore Laura Galli e il gip Luca Ramponi. Nomanulhaq è stato consegnato all’Italia martedì e si è videocollegato dal carcere, dove si trova ancora in isolamento per questioni sanitarie. “Lo metteranno in cella con gli altri due? Non lo so, ma possono farlo”, ha fatto sapere Scarcella.
Sono stati messi nella stessa cella, infatti, gli altri due indagati rintracciati all’estero ed estradati nel corso di questi mesi: Ikram Ijaz, anche lui cugino di Saman, e Danish Hasnain, lo zio, considerato l’esecutore materiale del delitto che sarebbe avvenuto nella notte tra il 30 aprile e l’1 maggio 2021. Entrambi, dopo aver fornito dichiarazioni che si sono rivelate ben poco utili, hanno deciso anche loro di non rispondere alle domande del sostituto procuratore negli ultimi colloqui avuti.
Gli inquirenti proveranno a mettere gli indagati uno contro l’altro oppure proveranno a mettere le loro versioni a confronto con quella del fratello minore della ragazza, che accusa lo zio? A quasi un anno dalla scomparsa e dalla presunta uccisione di questa ragazza di 18 anni, che aveva denunciato la famiglia che voleva costringerla a un matrimonio combinato in Pakistan, nonostante il lavoro degli investigatori non si è ancora arrivati a una svolta nelle indagini.
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