REGGIO EMILIA – La città si mobilita per Juana Cecilia: la Reggio Emilia dei locali, nei quali la 34enne ha passato serenamente gli ultimi momenti della sua vita prima di incontrare ancora una volta, sul suo cammino, l’ex Mirko Genco.
Non ha lasciato indifferenti gli esercenti del centro il fatto che il venerdì sera della sua uccisione, al parco di via Patti, la donna fosse appena uscita da due locali in cui era stata con alcuni amici: prima in via Guasco, poi in via Caggiati. “Vogliamo ricordare Cecilia, uccisa dopo aver passato una magnifica serata tra la nostra gente, nella nostra città, felice e sorridente” c’è scritto nel profilo Instagram Reggiobeve.
E’ iniziata una raccolta fondi e alcuni dei locali del gruppo – l’elenco è in aumento – esporranno un fiocco rosso come segno distintivo contro la violenza di genere perché “siamo donne e uomini prima che gestori di locali e abbiamo il dovere civico e morale di dire basta”, scrivono ancora gli esercenti nel post. Fino al 27 novembre nei locali di “Reggiobeve” verrà raccolto denaro per aiutare la famiglia di Juana Cecilia a riportare la salma della donna in Perù.
Genco rischia l’ergastolo, al netto della possibile richiesta di rito abbreviato da parte del suo avvocato Alessandra Bonini. All’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi, minorata difesa della vittima e recidiva di stalking, si è aggiunta infatti negli ultimi giorni l’accusa di violenza sessuale perpetrata prima del delitto.
Intanto, altri legali – Francesca Guazzi, Federico De Belvis e Giovanna Fava – si stanno muovendo per tutelare il piccolo di un anno e nove mesi rimasto senza mamma. Il bimbo a ora è, assieme alla nonna materna, in carico ai servizi sociali, ma il padre, un albergatore della città col quale Juana Cecilia aveva concordato l’affido condiviso, ha dato piena disponibilità.
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