SAN MARTINO IN RIO (Reggio Emilia) – Udienza preliminare esplosiva per quanto riguarda l’omicidio di Paolo Eletti e il tentato omicidio della moglie Sabrina Guidetti, fatti di poco meno di un anno fa: Marco Eletti è stato rinviato a giudizio ma per l’omicidio è decaduta l’aggravante del legame di parentela.
Marco Eletti sarà quindi processato per omicidio e tentato omicidio, ma la persona che è accusato di aver ucciso non era suo padre biologico. Un elemento piuttosto clamoroso che però non c’entra col presunto movente, visto che sono stati gli accertamenti di routine dei carabinieri del Ris durante le indagini successive a far emergere la cosa, repertando le tracce ematiche della casa di San Martino in Rio teatro del delitto e isolando i Dna delle persone coinvolte: la vittima, il 58enne Paolo Eletti, assassinato a martellate; la moglie Sabrina Guidetti, 55 anni, che quel giorno fu drogata e alla quale furono tagliati i polsi; e Marco Eletti, il figlio, rimasto sempre l’unico indagato e che ora sarà l’imputato di un processo che inizierà il 18 novembre prossimo.
L’uomo continua a dirsi innocente. La novità ha permesso ai suoi legali difensori di chiedere e ottenere dal gip Silvia Guareschi il decadimento, appunto, dell’aggravante del legame di parentela. Non è una questione semplice da dirimere, ma per la Cassazione prevale il vincolo di sangue, che in questo caso è venuto meno.
“Sono emersi elementi che saranno interessanti per il dibattimento davanti alla corte d’Assise”, sottolinea l’avvocato difensore Domenico Noris Bucchi.
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Sul 34enne, di professione grafico e scrittore di romanzi per passione, ne pesano però altre tre di aggravanti: la premeditazione, i futili motivi, l’utilizzo di sostanze venefiche, intese con le benzodiazepine che, secondo l’accusa, avrebbe fatto ingerire in qualche modo alla madre, che rimase in coma un mese. Avrebbe agito per dissidi legati all’utilizzo della casa dei nonni paterni rimasta vuota. La difesa mira ad assottigliare ancora le accuse, in modo da poter eventualmente riavanzare la richiesta di rito abbreviato nel corso del dibattimento. “Lo richiederemo sicuramente – le parole dell’altro difensore, l’avvocato Luigi Scarcella – Dipenderà dalle altre aggravanti, se rimarranno”. “Secondo noi non sussistono”, chiosa Bucchi.
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