REGGIO EMILIA – Quanti colpi sono stati inferti utilizzando una spranga di ferro? A che ora è avvenuta l’aggressione? Sono due tra le domande principali alle quali l’esame autoptico sul corpo di Stefano Daveti potrà dare risposta. Come prima cosa il cadavere è stato sottoposto ai raggi x attraverso una tac, per una valutazione dettagliata in particolare dell’addome e del torace, organi sottostati compresi.
Nelle prossime ore, sempre presso l’istituto di medicina legale di Modena, si svolgerà l’autopsia vera e propria, alla presenza sia del consulente nominato dal Pm che di quelli di parte, nominati cioè dagli avvocati dei famigliari e degli indagati. Accusati di omicidio volontario sono Emore e Cristian Chesi, rispettivamente padre e figlio, di 66 e 47 anni. Sarebbe stato quest’ultimo, in seguito a una lite, ad affrontare Daveti all’interno della casa in cui la vittima viveva, ricavata nell’ex caseificio di Morsiano di Villa Minozzo.
L’irruzione risale al 21 giugno scorso. E’ delle 19.30 circa la chiamata che ha dato il via ai soccorsi. Sarebbero stati proprio gli indagati ad effettuarla. Ridotto in fin di vita, l’aggredito morirà tre giorni dopo al Maggiore di Parma per le conseguenze dei pesanti traumi subiti. Tra i dettagli da chiarire il lasso di tempo che c’è stato tra il pestaggio e l’allarme lanciato al 118.
Coordinate dal Pm Rita Pantani e condotte dai carabinieri di Castelnovo Monti, le indagini proseguono, con l’intento di chiarire anche il movente. Oltre al padre e al figlio finiti nei guai, sono stati ascoltate diverse persone, tra conoscenti della vittima e residenti del piccolo borgo di Morsiano. Una volta conclusa l’autopsia verrà rilasciato il nulla osta per i funerali. I fratelli Renzo e Andrea hanno deciso che verranno celebrati a Villa Minozzo, dove da quindici anno Stefano viveva, dopo essere arrivato da La Spezia. Si tratterà di una cerimonia laica con letture di poesie e ricordi, alla presenza di persone che col 63enne condividevano la passione dell’arte.
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