VILLA MINOZZO (Reggio Emilia) – A un anno e quattro mesi dal delitto si sono aperte le porte del carcere per Cristian Chesi, di 49 anni. Nei suoi confronti, a fine luglio, la procura ha chiesto il rinvio a giudizio in quanto accusato per l’omicidio di Stefano Daveti, l’artista 63enne suo ex vicino di casa, originario di La Spezia.
L’episodio di sangue risale al 21 giugno del 2024, quando la vittima fu trovata con gravi ferite nella sua camera da letto. L’uomo morì in ospedale per le lesioni causate da colpi di spranga, sferrati verosimilmente in seguito a una lite sfociata per futili motivi.
Nelle ultime ore i carabinieri di Castelnovo Monti hanno arrestato Cristian Chesi per dare esecuzione all’inasprimento della misura cautelare cui era sottoposto. Dal gennaio scorso, infatti, era ai domiciliari, obbligato a indossare il braccialetto elettronico. Ora è passato al carcere in quanto è divenuta definitiva la decisione del Tribunale del riesame di Bologna che aveva accolto l’appello presentato dalla Procura contro la scelta più mite adottata dal Gip in tema di limitazioni della libertà personale.
I legali del 49enne avevano impugnato il provvedimento ritendendo congrua la permanenza del loro assistito presso la sua dimora. Il ricorso è stato però rigettato dalla Cassazione.
Il reato ipotizzato è di omicidio volontario in concorso aggravato dalla minorata difesa e dall’uso di un’arma impropria. Le indagini hanno coinvolto anche il padre di Cristian, il 63enne Emore Chesi. La sua posizione è stata stralciata dal Pm Maria Rita Pantani. Nei primi giorni di novembre si svolgerà l’udienza preliminare.
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