VILLA MINOZZO (Reggio Emilia) – A Cristian Chesi, accanto all’ipotesi di reato di omicidio, viene contestata anche l’aggravante della minorata difesa. La procura ritiene quindi che la vittima, Stefano Daveti, si trovasse in una posizione svantaggiata nella colluttazione del 21 giugno 2024. Daveti, 63 anni, venne trovato in condizioni gravissime nella sua abitazione di Morsiano di Villa Minozzo. Morì qualche giorno dopo in ospedale. Si ritiene che le ferite fatali gli siano state inferte alla testa con una spranga. Cristian Chesi e il padre Emore, suoi vicini di casa, sono indagati in concorso da subito, ma solo pochi giorni fa il giudice ha emesso un’ordinanza con la quale ha disposto la custodia cautelare ai domiciliari per il primo per motivi legati alla ricostruzione del delitto che sta ancora avvenendo. Il sostituto procuratore l’aveva chiesta anche per il padre del 47enne.
“Perchè venga disposta è evidente che servano elementi di gravità indiziaria, ma faccio notare che per il padre non è stata disposta e che, nonostante il fatto sia gravissimo, si tratta di domiciliari”, commenta l’avvocato Domenico Noris Bucchi.
Secondo una prima ricostruzione, il 21 giugno scorso la lite tra i tre sarebbe iniziata all’esterno delle rispettive abitazioni, mentre all’interno della casa di Daveti sarebbe avvenuta l’aggressione. Erano stati gli stessi indagati a chiamare i soccorsi. Chesi è rimasto in silenzio davanti al gip Silvia Guareschi. “Si è avvalso della facoltà di non rispondere dietro mio consiglio, non ho fatto richieste, sarebbe stato irresponsabile il contrario prima di leggere attentamente le carte che sono molto corpose; poi sicuramente riferirà la sua versione”, chiosa Bucchi.
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