QUATTRO CASTELLA (Reggio Emilia) – ‘Ho pianto tanto, era un pianto di gioia, ovviamente, liberatorio. Finalmente ho detto, avrà fine questo incubo’. Lacrime accompagnate da un sospiro di sollievo. L’incubo scongiurato consisteva in un processo bis per l’omicidio di Marco Montruccoli. La riapertura del caso del delitto, avvenuto il 2 febbraio 2015 alle Forche di Puianello, era stata chiesta dagli avvocati Carlo Taormina e Gisella Mesoraca che assistono i due condannati, Fatmir Hikaj e Daniel Tufa, condannati a 22 anni il primo, tredici il secondo. Dopo la Corte di Appello di Ancona anche la Cassazione ha respinto il ricorso, mettendo la parola fine alla vicenda giudiziaria.
“10 anni sono tanti ma non sono niente per una mamma e una famiglia distrutta. Ho finalmente detto ‘basta, grazie a Dio è finita”, ci confida la mamma Mara Guidetti.
Un iter giudiziario non privo di colpi di scena. In primo grado Hykaj, in qualità di esecutore materiale fu condannato a 20 anni, mentre 6 anni furono inflitti a Tufa, diventati 13 in appello con una sentenza che ne ribaltò la posizione. Il fatto di sangue si consumò nella casa di Matteo Montruccoli, fratello della vittima.
“E’ stato ammazzato Marco e volevano ammazzare anche Matteo. Che è vivo solo perché per due millimetri non sono riusciti ad arrivare al pericardio, però lo hanno veramente massacrato”. Il no al ricorso pronunciato dalla Cassazione arriva dopo quello deciso dalla Corte d’Appello; “era una cosa impraticabile tornarci sopra, sia dal punto di vista giuridico, sia da punto di vista umano”, commenta.
“L’aspetto molto significativo è che da questo dolore per una tragedia vissuta quotidianamente dalla famiglia, si può tradurre qualcosa di positivo e questo ce l’hanno testimoniato i familiari”. L’avvocato Francesca Guazzi che assieme al collega Giovanni Tarquini assiste i genitori della vittima, così come la sorella, la moglie e i figli, fa riferimento a un’iniziativa benefica ancora in gestazione, pensata per a favore di bambini con necessità: “devolveremo tutto ciò che raccoglieremo a un’associazione che stiamo ancora cercando. Un reparto pediatrico, un orfanotrofio. Qualcosa che possa lasciare il buon nome di Marco e che possa aiutare chi ha bisogno”.
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