LUZZARA (Reggio Emilia) – Un omicidio non frutto di un momento di rabbia, di un litigio trasceso, ma l’epilogo tragico di una situazione terribile che andava avanti da tempo e di cui in tanti erano a conoscenza.
Questo il quadro che esce dal racconto dei famigliari di Ranjit Bains, ucciso lunedì scorso da due suoi connazionali all’interno dell’azienda Quattro B a Codisotto. La moglie Gagandeep Kaur, 39 anni, i genitori della vittima in Italia dal 2000, e il fratello Jagjeet Bains, 39 anni. Residenti a a Motteggiana, in provincia di Mantova, sono distrutti dal dolore ma vogliono parlare, uscire da una comunità spesso troppo chiusa.
Ranjit Bains era una persona attenta alle regole, che agiva correttamente, lavorava nella ditta metalmeccanica da 15 anni. Sono circa 25 dipendenti, l’80% di nazionalità indiana. Assisti dai loro avvocati, ricostruiscono la cronologia degli eventi: tre anni fa Ranjit e un suo collega entrano in Cgil e diventano delegati in fabbrica, cosa che sarebbe stata accolta molto male all’interno. Un anno e mezzo fa lo sciopero di un giorno e mezzo per chiedere l’estensione a tutti del premio di produzione di 63 euro mensili. Ranjit scopre che alcuni lo percepiscono da tempo e con cifre anche più alte. L’azienda lo estende a tutti, altro “passo falso” che pare non venga perdonato all’uomo. II titolare, racconta la moglie, lo avrebbe chiamato nel suo ufficio proponendogli di licenziarsi in cambio di 10mila euro. L’uomo non accetta.
Nell’ultimo mese la situazione precipita, l’uomo manda un audio Whatsapp a una ex collega, sempre del sindacato, parlando di insulti e spintoni di cui si dice vittima. Vuole denunciare ai carabinieri, ma il fratello lo fa desistere. Sempre il fratello, il venerdì precedente all’omicidio, va in fabbrica e cerca di calmare gli animi; la domenica un fratello dei due accusati va a casa di Ranjit per trovare un accordo, alla sera arriva una telefonata da un cugino che gli dice chiaramente che Ranjit deve cambiare atteggiamento, altrimenti non si sa quello che può accadere.
Il giorno dopo, lunedì 7 febbraio, Ranjit pranza e si rimette al lavoro. Viene raggiunto dai due, che lo picchiano selvaggiamente a pugni e calci, utilizzando anche una pala. Racconterà lui stesso queste cose ai carabinieri, prima di morire. Ci sarebbero dei testimoni oculari che hanno paura di parlare, mentre il titolare quel giorno non era in azienda. Nessuno della proprietà ha chiamato la vedova per farle le condoglianze. L’azienda resta aperta, non si è fermata nemmeno mentre Ranjit Bains era a terra agonizzante.
Reggio Emilia carabinieri Luzzara Ranjit Bains omicidio luzzara operaio ucciso codisottoOmicidio di Luzzara, le indagini e la linea degli avvocati della famiglia Bains. VIDEO