CORREGGIO (Reggio Emilia) – Adesso che il presunto assassino di Aldo Silingardi ha un volto e un nome, sono tanti gli aspetti da chiarire su uno dei casi più efferati della cronaca reggiana degli ultimi anni.
Una vicenda che da tempo era tra i casi irrisolti e che, grazie al lavoro e alla tenacia della procura e dei carabinieri, è salita adesso alla ribalta per la clamorosa svolta 13 anni dopo il delitto. Aldo e il suo aguzzino si conoscevano? Il gesto è stato premeditato? Oppure il 78enne si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato? L’indagato, di origine marocchina, aveva 24 anni all’epoca e abitava a poca distanza dall’anziano, quindi è presumibile che i due si fossero comunque già visti. Non c’erano segni di effrazione nell’abitazione, cosa che aveva portato inizialmente gli inquirenti ad indirizzarsi verso la cerchia famigliare e personale, ma il 78enne potrebbe comunque aver aperto a quel giovane che abitava lì vicino.
C’è da dire – era emerso già all’epoca – che spesso Aldo non chiudeva la porta di casa, e potrebbe essere stato così anche quel pomeriggio d’estate, il 9 luglio 2012. Uno dei fratelli e il genero lavoravano nei campi attorno all’abitazione, di cui anche il 78enne era in parte proprietario, e intanto l’anziano era in casa da solo. Accadeva frequentemente. I parenti sin da subito avevano ipotizzato un rapina finita male, e sarebbe andata davvero così. La violenza con la quale l’indagato, vistosi scoperto da Aldo, si sarebbe accanito sulla vittima è stata enorme: l’anziano è stato colpito alla testa più volte con la gamba spezzata del tavolo; già a terra esanime, è stato percosso ancora.
La personalità violenta e la pericolosità sociale dell’indagato sono tra gli elementi che hanno fatto pendere il Riesame per l’accoglimento della richiesta di misura cautelare in carcere per l’uomo, che si trova da qualche tempo in una comunità terapeutica per la dipendenza dall’alcol. Negli scorsi mesi era stato fotosegnalato proprio per un episodio di violenza che lo aveva fatto finire nella banca dati, arrivando così all’incrocio positivo nel corso della verifica da parte dei Ris.
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