CASINA (Reggio Emilia) – I fucili sequestrati ai due cacciatori indagati per la morte di Marco Gentili avvenuta a Leguigno lo scorso 15 ottobre saranno analizzati dai Ris di Parma che provvederanno a effettuare la perizia balistica al fine di individuare l’arma da cui è partito il colpo che ha ucciso il 68enne che si trovava nel bosco per raccogliere castagne. Un passaggio che non è stato ancora effettuato e che sarà fondamentale nell’indagine condotta dal sostituto procuratore Denise Panoutsopulos.
I fucili sono quelli di Tiziano Rossi, 77 anni assistito dall’avvocato Claudio Vincetti, e del nipote 53enne Primo Croci Orlandieri, che si è rivolto al legale Giuseppe Caldarola: il reato di cui sono accusati è quello di omicidio colposo. Sia il giorno della tragedia che quello successivo a Leguigno i carabinieri avevano effettuato i rilievi, raccogliendo anche, con l’ausilio di metal detector, i bossoli dei proiettili esplosi e rimasti sul terreno.
Al momento, non risultano altre persone indagate: tutti i componenti della battuta di caccia, una trentina di persone in tutto, sono stati identificati e ascoltati dai carabinieri di Castelnovo Monti con particolare riferimento al capo squadra, un 40enne residente in Appennino.
E’ chiaro che le attenzioni della procura sono rivolte anche a capire eventuali responsabilità proprio nell’organizzazione della battuta di caccia con l’applicazione della segnaletica prevista dai regolamenti e con la comunicazione adeguata alla popolazione della zona.
Quel giorno a Leguigno c’era scarsa visibilità a causa della nebbia, anche se le la normativa non prevede il divieto di attività venatoria in caso di nebbia.
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