SAN MARTINO IN RIO (Reggio Emilia) – Il 13 aprile il gip deciderà se rinviare a giudizio Marco Eletti, indagato per l’omicidio del padre e il tentato omicidio della madre. Ne abbiamo parlato ieri sera a Il Graffio.
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“Se il processo diventa mediatico, c’è la possibilità anche involontaria del condizionamento dei giurati”. Ospite a “Il Graffio”, all’avvocato Noris Bucchi, legale, assieme al collega Luigi Scarcella, di Marco Eletti, abbiamo chiesto cosa significhi un processo davanti alla corte d’Assise. Ricordiamo che il 34enne Eletti, unico indagato per l’omicidio del padre e per il tentato omicidio della madre, attende ancora di sapere se sarà rinviato a giudizio; ricordiamo che nega ogni accusa, ma ricordiamo anche che l’eventuale processo non potrebbe essere con rito abbreviato, perché le accuse ad ora sono da potenziale ergastolo. Non si tratta solo di un tecnicismo: il nuovo ordinamento entrato in vigore nel 2019 in realtà è un ritorno all’antico, quando cioè gli accusati di omicidio venivano sempre giudicati dalla corte d’assise.
“Ricordiamo che sei degli otto giudici sono popolari, cittadini che quindi non hanno la ‘corazza’ che ha un magistrato”.
Ci sarebbe quindi il rischio di una spettacolarizzazione e di una strumentalizzazione mediatica? “Nel caso ci difenderemmo, ma è quasi inevitabile con la nuova norma”.
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