CASINA (Reggio Emilia) – Mentre restano da chiarire le circostanze del ferimento mortale del 46enne Walter Fornaciari, emergono episodi di vessazioni subìte in passato dalla vittima.
“E’ successo in più occasioni che venisse bullizzato come individuo debole – il racconto di Luca Bertolini, un amico della vittima – perché quando si ubriacava lo diventava. Sano era una persona fantasiosa e simpatica, nel momento dell’ubriacatura diventava un debole. Lì se ne sono approfittati più di una volta, tante volte lo hanno preso a calci o gli hanno fatto dei brutti scherzi. Questa volta è andato tutto a scatafascio”.
Una situazione precipitata, sfuggita di mano. Potrebbe esserci questo dietro le lesioni riportate la sera del 26 ottobre scorso da Fornaciari nei pressi della fontana che sta nel pieno centro di Casina. Tra le ipotesi al vaglio degli inquirenti c’è quella di un accerchiamento subìto dal 46enne a opera di un gruppetto di ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni. Al momento indagato risulta un minorenne.
Bertolini era amico e coetaneo di Walter, col quale ha frequentato le elementari e le medie. E’ stato lui a invitare i carabinieri a fare luce, li ha contattati tre giorni dopo l’episodio quando ha saputo dalla cognata di Fornaciari le condizioni del compagno di scuola, poi deceduto in ospedale dopo più di una settimana di agonia.
“Il quadro clinico non era compatibile con una caduta – ha detto Bertolini – Aveva troppi colpi, troppi ematomi, troppe fratture”. Walter potrebbe essere stato vittima del branco: “Un gioco che veniva ripetuto, un gioco stupido, cattivo, fatto da persone che cercano emozioni e le trovano nel prendere in giro il debole di turno”.
Bertolini è stato consigliere comunale, dal 2001 al 2005, negli anni in cui l’amministrazione decise di installare quella videosorveglianza che ora funziona a metà: “Speriamo sia sufficiente per arrivare alla verità”. Casina è un paese ancora sotto choc. L’atteggiamento di imbarazzo che si percepisce parlando coi cittadini, secondo Bertolini, scaturisce da un senso di colpa e di vergogna: “Qui parliamo di casinesi. E’ una storia tra casinesi. La gente si sente colpevolizzata perché ci conosciamo tutti, c’è il timore di far parte di una comunità malata che comporta dei pericoli per i più deboli”.
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