CADELBOSCO SOPRA (Reggio Emilia) – La vittima dell’omicidio di ieri, Salvatore Silipo, era genero di Angelo Salvatore Cortese, noto pentito, tra i primi a squarciare il silenzio attorno alla ‘ndrangheta radicata in Emilia e contro gli affari dei Grande Aracri.
Un contesto che gli inquirenti di certo non sottovalutano, anche se “a oggi non ci sono elementi che possano in qualche modo ricondurre il delitto alla criminalità organizzata”, fanno sapere gli stessi investigatori. Gli elementi che invece ci sono parlano di una controversia tra il presunto assassino, il 70enne Dante Sestito, e il 29enne che sarebbe stato freddato dal primo con un colpo di pistola esploso tra nuca e collo. L’arma utilizzata è una Smitt & Wesson 44 magnum risultata rubata un paio d’anni fa nel Ferrarese e ora in mano ai carabinieri.
Secondo quanto emerso finora, Sestito sosteneva che Silipo si fosse appropriato di beni dell’officina Dante Gomme. Per questo, dopo anni, Silipo qualche settimana fa avrebbe interrotto il rapporto di lavoro. Sabato pomeriggio doveva essere un momento di chiarimento, Silipo si è presentato all’appuntamento assieme a un fratello e un cugino. Perché non da solo? Aveva forse paura? I famigliari del 29enne sono stati visti fuggire poco dopo lo sparo da chi era al bar di fronte alla Dante Gomme.
Ma i testimoni oculari sono tre, per i carabinieri: in ditta era presente anche Antonio Sestito, il figlio del titolare. Proprio con lui la vittima dell’omicidio ha cominciato la discussione. Inizialmente i toni erano piuttosto sobri, quando a un tratto sarebbe arrivato Dante che avrebbe sparato. I famigliari di Silipo parlano di un’esecuzione, dicono che il 29enne sia stato fatto inginocchiare. Una modalità a ora non confermata né smentita dagli inquirenti.
Per il momento nessun altro è indagato oltre a Dante Sestito, che davanti al sostituto procuratore Piera Giannusa, dopo l’arresto per omicidio e ricettazione della pistola, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dal suo avvocato, Giuseppe Migale Ranieri, c’è riserbo. Non è ancora stata fissata l’udienza di convalida.
Salvatore Silipo due anni fa era stato arrestato per un episodio di droga, mentre Antonio Sestito, figlio di Dante, venne coinvolto nell’inchiesta che sfociò nell’operazione Billions con al centro una presunta associazione a
delinquere finalizzata all’emissione di false fatture.
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