REGGIO EMILIA – Nuova udienza questa mattina in tribunale a Reggio del processo a carico di Hicham Boukssid, l’uomo che nel 2019 uccise la 25enne barista del Moulin Rouge Hui Zhou. In aula hanno testimoniato i consulenti e i periti che hanno eseguito le perizie psichiatriche per valutare la personalità dell’imputato e il suo stato nel momento in cui ha commesso il delitto.
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Hicham Boukssid era parzialmente infermo di mente quando ha ucciso la barista del Moulin Rouge, la 25enne cinese Hui Zhou: era lucido in quel momento, non ha perso il controllo ma ha agito spinto dal sentimento malato che provava per la giovane. E’ così che è stata delineata la personalità dell’uomo, originario del Marocco, che nell’agosto di due anni fa scavalcò il balcone del bar dell’ex Foro Boario e assassinò a coltellate la ragazza, ora imputato per omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dalla crudeltà. Davanti alla corte d’Assise del tribunale di Reggio si sono alternati i consulenti di parte e i periti che hanno eseguito le perizie psichiatriche su Boukssid all’indomani dell’arresto. Incalzati dalle domande del Pm Marco Marano e dei legali della difesa e delle parti civili, gli esperti hanno individuato nell’uomo un disturbo schizzotipico sul quale si è innestata una personalità deliroide: era convinto di avere con la donna una relazione che era solo nella sua immaginazione
“Su quello lui era fuori dalla realtà – le parole del prof. Renato Ariatti, consulente della Procura – però ha messo in atto tutta una serie di comportamenti rispetto ai quali noi abbiamo ritenuto che lui potesse anche scegliere condotte alternative e quindi la capacità era solo scemata ma non esclusa”. Era consapevole di quello che stava facendo? “Assolutamente sì”.
Secondo il consulente nominato dal tribunale, Gianfranco Rivellini, Boukssid non ha perso il controllo durante il delitto ma non aveva il controllo della sua dimensione affettiva. Secondo la consulente della difesa Matilde Forghieri. l’azione delittuosa è stata condizionata dalla malattia e dunque non può esserci premeditazione.
L’imputato, assistito dall’avvocato Pina Di Credico, ha assistito alle deposizioni. In aula c’era anche il fratello della vittima, accanto alle donne dell’associazione Nonunadimeno. “Io credo che stia emergendo che nel momento in cui ha ammazzato la ragazza fosse parzialmente capace di intendere e di volere, che ci fosse un vizio parziale di mente”, il commento dell’avvocato della famiglia della vittima, Giulio Cesare Bonazzi.
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