REGGIO EMILIA – La Corte d’Assise d’Appello di Bologna ha depositato le motivazioni della sentenza del processo per gli omicidi di ‘ndrangheta del 1992.
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Due omicidi: quelli di Nicola Vasapollo a Reggio e di Giuseppe Ruggiero a Brescello. Quattro imputati: Nicolino Grande Aracri, Antonio Ciampà, Angelo Greco e Antonio Le Rose. Tutti condannati, i primi due come mandanti e finanziatori, gli altri due come esecutori materiali. La sentenza d’appello, pronunciata il 30 settembre scorso, aveva ribaltato quasi completamente quella di primo grado, che aveva condannato solo il boss Grande Aracri e solo per l’omicidio di Ruggiero.
Una sentenza, quella della corte presieduta dal giudice Dario De Luca, smontata pezzo per pezzo dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna. L’assoluzione di Nicolino Grande Aracri per l’omicidio di Nicola Vasapollo, si legge nelle motivazioni, è “fondata su un travisamento delle prove per omissione e falsificazione”. Stesso discorso per l’assoluzione di Antonio Ciampà: “Le dichiarazioni puntuali dei collaboratori Cortese e Valerio – scrivono il presidente Orazio Pescatore e il consigliere relatore Milena Zavatti – circa il ruolo di mandante di Ciampà si riscontrano reciprocamente e sono corroborate da ulteriori elementi di riscontro che provano la responsabilità dell’imputato quale mandante e finanziatore degli omicidi”.
In primo grado Angelo Greco e Antonio Le Rose erano stati assolti dall’accusa di aver ucciso Ruggiero a Brescello anche perché due collaboratori di giustizia – Antonio Valerio e Salvatore Cortese – pur concordando nell’indicarli come componenti del commando, avevano fornito versioni diverse sulla presenza di un altro elemento. “I collaboratori – dicono i giudici d’appello – sono concordi nell’affermare che di quel commando facevano parte Greco e Le Rose e entrambi attribuivano a Greco il ruolo di killer”.