REGGIO EMILIA – Sei giorni di sospensione da scuola per chi ha occupato per la prima volta, nove per chi lo aveva già fatto altre volte. E’ il provvedimento che il liceo “Matilde di Canossa” ha preso nei confronti dei sette studenti del Collettivo Sociale Canossa che hanno organizzato l’occupazione della scuola il 14 marzo scorso. Una sanzione disciplinare che peserà sul giudizio relativo alla condotta, ma non comporterà la perdita dell’anno scolastico. Soprattutto, potrà essere convertita in una misura alternativa: una lezione con un docente di diritto o un periodo di volontariato in una casa della carità.
Emiliy Morlini del Collettivo Sociale Canossa: “Abbiamo scelto quest’ultima opzione anche per una questione sociale e di solidarietà all’interno della nostra città. Non siamo d’accordo con le punizioni, ma sapevamo che sarebbero arrivate”. Quel giorno, i ragazzi erano entrati quando la scuola era ancora chiusa e avevano sbarrato le porte con le catene. Avevano organizzato attività in segno di protesta contro la proposta del Governo di trasformare un indirizzo del liceo delle “scienze sociali” in un liceo del “made in Italy” ma anche per sensibilizzare su temi quali l’alternanza scuola-lavoro, l’identità di genere e i diritti degli studenti transessuali, i disturbi del comportamento alimentare.
“Credo che siano cose sentite dai ragazzi, ma anche dai professori – le parole di Joy Montagna, del Collettivo – Mi è capitato che molti professori mi fermassero per dirmi le tematiche che avete portato sono grandi, le sentiamo anche noi in quanto adulti. E’ una cosa che ha fatto piacere, sappiamo di aver fatto una cosa che ha smosso le anime”.
Il dirigente scolastico Daniele Cottafavi sottolinea che non è una questione di merito ma di metodo: “Nel merito se ne può ragionare e discutere, i ragazzi sanno molto bene che ci sono gli spazi per dire quello che vogliono dire democraticamente. Quello che non possiamo accettare come adulti e come istituzione che si occupa di educazione civica è che per dire le cose metti le catene alle porte. E’ il gesto che viola il diritto di chi non è d’accordo con te. Manifesto il diritto a volere dire la mia opinione, che è un diritto legittimo, ma tolgo il diritto all’opinione degli altri che magari volevano venire a scuola”.
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