REGGIO EMILIA – Nuovi guai giudiziari per l’avvocato Antonio Piccolo, dopo la condanna per il dialogo cui aveva dato vita nell’estate del 2022. “Senta, lei è pagato dallo Stato? Quanto prende?”, aveva chiesto al pentito Antonio Valerio durante un controesame. E ancora: “Oggi come si chiama? Ha cambiato cognome? Io penso di saperlo….”.
Era il 4 luglio, in tribunale a Reggio Emilia era in corso il processo Grimilde, l’indagine che aveva acceso i riflettori sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta a Brescello. Piccolo, crotonese 69enne del foro di Bologna, rappresentava Francesco Grande Aracri e una serie di altri imputati tra cui Domenico e Gaetano Oppido, ritenuti responsabili di una maxi truffa. Quelle parole rivolte al collaboratore di giustizia, il principale delle recenti inchieste contro la ‘ndrangheta al Nord, risuonarono subito come molto gravi e come il tentativo di pilotare le sue affermazioni.
Il giudice Andrea Rat condannò l’avvocato a 2 anni per tentata induzione a rendere dichiarazioni mendaci – pena poi dimezzata in Appello – e nelle motivazioni scrisse che, “avendo fallito nell’intento di ottenere risposte favorevoli ai propri assistiti, Piccolo ha fatto un’affermazione che ha assunto una carica intimidatoria abnorme, proprio perché verteva sul fulcro della protezione fornita dallo Stato a Valerio”. Ora, la procura reggiana ha chiesto il rinvio a giudizio del legale per il delitto di istigazione e determinazione alla falsa testimonianza, delitto che avrebbe commesso nel medesimo processo: Piccolo, secondo l’accusa, per svariate settimane “istruì” un testimone citato dalla Dda e anche da lui stesso per la difesa degli Oppido, e che avrebbe poi deposto il 20 giugno 2022; un’azione messa in campo “mediante ripetuti contatti telefonici – si legge nella richiesta di rinvio a giudizio – e anche in occasione di due incontri presso un hotel, il 2 aprile 2022 e il 18 giugno 2022, in quest’ultimo caso alla presenza di uno degli imputati”. Istigazioni dopo le quali, è sempre l’accusa, il testimone ha poi riferito in aula circostanze non vere e mai dette durante le indagini preliminari.
“Dimostrerò l’infondatezza dell’accusa, totalmente pretestuosa – le parole dell’avvocato riportate dall’Ansa – Era un testimone comune, ha sbagliato la procura a non indagarlo dall’inizio”.
Reggio Emilia processo Grimilde Antonio PIccolo