REGGIO EMILIA – I bambini invisibili del Kenya che si prendono cura dei genitori, la materia nell’era dell’Antropocene, la forza del carattere della prima infanzia sono alcune delle ricerche completate quest’anno dai partecipanti al dottorato di ricerca internazionale e industriale del Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore, con Fondazione Reggio Children e Centro Loris Malaguzzi, come partner industriale. Un corso unico nel suo genere e per questo molto attrattivo a livello internazionale, nato con il pensiero rivolto all’approccio educativo di Reggio Emilia che interpreta, come diceva Carla Rinaldi, l’infanzia come qualità della vita per tutti. Dal 2019 sono già 25 i dottori in ‘Reggio Childhood Studies’ e altri 8 si formeranno nel corso di questo anno accademico. Arrivano da Italia, Albania, Giappone e Portogallo, selezionati su 60 candidati, da 17 Paesi del mondo.
Ad aprire l’anno accademico, la lectio di Marco Mancini, segretario generale del Ministero dell’università e della ricerca che ha voluto riflettere sulle iniziative legislative in corso per valorizzare i neodottori di ricerca nell’ingresso nel mondo del lavoro. Durante la sua lectio magistralis ha sottolineato che “ci sono buone possibilità di impiego per i PhD, ma occorre una scelta di campo tra formazione e ricerca”. E ha spiegato che “nel primo caso, la buona notizia è che c’è un disegno di legge che sta avvicinando moltissimo il mondo del lavoro, soprattutto pubblico, al titolo del dottorato di ricerca”, mentre “per chi sceglie la via della ricerca, oggi si stanno aprendo ai giovani molte occasioni – i bandi di eccellenza, i bandi di ricerca – che consentono un accesso diretto al tessuto universitario e vanno valorizzate adeguatamente”.
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