REGGIO EMILIA – Quali conclusioni si possono trarre dal nostro breve viaggio in 25 anni di urbanistica a Reggio? La prima è che negli anni Novanta e in buona parte del decennio successivo il nostro territorio è stato interessato da una crescita edilizia abnorme. Basti dire che in appena dieci anni quasi un quinto della popolazione si è trasferito a vivere nelle frazioni: a metà degli anni Novanta era il 18%, nel 2007 il 36% della popolazione della città. Un fenomeno impressionante per proporzioni e velocità.
La seconda cosa da dire è che negli anni seguenti gli oneri di urbanizzazione sono passati dai 25 milioni del 2006 ai 3-4 milioni degli ultimi dieci anni. Nell’ultimo decennio si è costruito molto più a Parma e a Modena, che a Reggio.
La terza conclusione può essere questa: se le amministrazioni locali e le forze politiche vogliono contrastare il consumo di suolo, devono avere il coraggio di deludere le aspettative della rendita fondiaria. I privati che nel 2009, in piena crisi dell’edilizia, chiedevano aree residenziali per 12mila appartamenti in più o quelli che nel 2022 volevano 750mila metri quadrati di residenziale e un milione di metri quadrati in più per aree produttive e servizi rappresentano interessi legittimi a cui bisogna saper dire di no.
Ogni strumento urbanistico è figlio del suo tempo e sarebbe troppo facile giudicare i piani di ieri con gli occhi di oggi. Ieri la crescita edilizia era di per sé sinonimo di sviluppo e in molte città italiane è ancora così. A Reggio non più. In ambito residenziale l’amministrazione Vecchi non solo ha fermato tutto ciò che poteva fermare, ma – secondo i giudici amministrativi – ha provato a fermare anche ciò che non poteva fermare.
Resta un risultato, che possiamo visualizzare con questa mappa del comune capoluogo. Le aree verdi rappresentano i 5 milioni di metri quadrati di aree che il Piano urbanistico generale, nel 2023, ha riconvertito da edificabile a agricolo: 3.800 alloggi che potevano essere costruiti fra Pratofontana e Massenzatico, Gavassa e Bagno, Corticella e Fogliano, Rivalta e Codemondo, Sesso e Roncocesi. Potevano essere costruiti e invece non si faranno. (9/fine)
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