REGGIO EMILIA – Sono trascorsi 100 giorni dall’incendio sviluppatosi nella notte tra il 10 e l’11 febbraio all’interno dello stabilimento Inalca di via Due Canali. Il fumo sprigionato dalle fiamme si è diradato da tempo, ma sul futuro dei lavoratori è calata una nebbia non meno insidiosa. Il 28 febbraio scorso, a due settimane di distanza dall’incendio, l’assessore comunale alla Rigenerazione urbana Carlo Pasini confermò a Decoder l’impegno dell’amministrazione per far sì che Inalca potesse realizzare un nuovo stabilimento in un’altra area, senza abbandonare la città. Il Comune, spiegò l’assessore Pasini, stava segnalando al gruppo Cremonini le possibili soluzioni alternative: “Dobbiamo offrire un ventaglio di opportunità a questi soggetti – disse – per metterli nelle condizioni di andarsi a insediare”.
Delle tre possibili soluzioni prospettate a Inalca, una è in chiaro vantaggio sulle altre: è quella dell’area produttiva di Prato-Gavassa in cui nel 2021 voleva insediarsi Silk Faw. Non servirebbero nuovi iter urbanistici, né varianti: sui 263mila metri quadrati di superficie complessiva di proprietà della Società Agricola Gavassa, di cui 130mila edificabili, si potrebbe cominciare a costruire già domani. Le opere di urbanizzazione sono già ultimate, con tanto di parcheggio con 670 posti auto.
Finora però Inalca non ha manifestato interesse per le segnalazioni arrivate dall’amministrazione. Fra Castelnuovo Rangone, Castelvetro, Pegognaga e Piacenza, il gruppo Cremonini conta infatti quattro dei suoi 11 stabilimenti per la lavorazione delle carni bovine e potrebbe essere tentato dall’idea di fare a meno di un nuovo impianto a Reggio. Per adesso, i 400 lavoratori coinvolti sono costretti a lunghe trasferte o alla cassa integrazione. Il 12 maggio i sindacati hanno lanciato l’allarme sul rischio della scomparsa di un intero polo produttivo. Nel 2024 Inalca ha realizzato vendite in crescita a 3,2 miliardi, con un risultato operativo di 162 milioni di euro.