NOVELLARA (Reggio Emilia) – Il rientro in Italia è per lui un sollievo. Così ha fatto sapere al suo avvocato d’ufficio Ijaz Ikram, il 28enne pakistano arrestato sabato scorso in Francia, nonché cugino di Saman Abbas.
Secondo gli inquirenti, stava scappando in Spagna per trovare rifugio presso dei parenti. Una presunta fuga interrotta da un controllo di routine a bordo della corriera sulla quale viaggiava senza documenti in regola. Accusato di pesanti reati, che vanno dal sequestro di persona all’omicidio passando dalle lesioni gravi all’occultamento di cadavere, in queste ultime ore l’uomo si è presentato dinanzi alla corte d’appello di Nimes, che ha convalidato la sua consegna alle autorità italiane.
Oggetto dell’udienza era solamente la correttezza o meno della richiesta di estradizione nei suoi riguardi. Ijaz Ikram, tuttavia, ha parlato col suo legale, Julie-Gaëlle Bruyère. Lo riporta ObjectifGard, quotidiano locale online, con notizie dal dipartimento occitano del Gard. “E’ arrivato qualche settimana fa in cerca di un lavoro e di una vita migliore – ha spiegato l’avvocato – Mentre era in Francia ha appreso del decesso di un membro della sua famiglia, ma afferma di essere estraneo a questo omicidio”.
L’abitazione dell’indagato si trova in strada comunale per Novellara. Un casolare sotto sequestro ormai da un mese. I campi nei dintorni sono stati esaminati in queste ultime ore tramite l’utilizzo di due cani molecolari dell’unità cinofila giunta da Bologna. Sotto lo stesso tetto viveva anche Hasnain Danish che è lo zio di Saman, la cui casa si trova a mezzo chilometro di distanza, sull’altro lato della strada.
Il fratello della diciottenne, di due anni più piccolo, è stato rintracciato dalle forze dell’ordine: ora è ospite verosimilmente in una comunità, nell’ambito di un programma di protezione che è di competenza del tribunale dei minori di Bologna. Secondo quanto rivelato dal ragazzo agli inquirenti, lo zio è l’autore materiale di un delitto premeditato.
L’uomo, di 33 anni, si sarebbe occupato anche di far sparire i resti della vittima che avrebbe pagato con la vita il suo rifiuto alle nozze combinate dalla famiglia con un parente in Pakistan. Una testimonianza ritenuta attendibile e che nei prossimi giorni sarà al centro di un incidente probatorio.
Intanto, alla luce di questa tristissima storia, che lascia letteralmente attoniti e sconcertati, l’unione delle comunità islamiche d’Italia ha reso noto che emetterà – in accordo con l’associazione islamica degli Imam e delle guide religiose – un pronunciamento contro i matrimoni combinati forzati e l’altrettanto tribale usanza dell’infibulazione femminile. “Respingiamo con forza questo tipo di concezione della condizione femminile – si legge in un comunicato – e, in generale, della vita delle persone: sono comportamenti che non possono trovare alcuna giustificazione religiosa, quindi assolutamente da condannare, e ancor di più da prevenire. Allo stesso tempo rigettiamo qualsiasi speculazione politica di questa triste vicenda che mira a infangare l’intera comunità islamica italiana”.
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