REGGIO EMILIA – I fascisti reggiani parteciparono in numero limitato alla marcia su Roma del 28 ottobre 1922, atto fondativo della dittatura di Mussolini. Ma si radunarono in gran numero il giorno dopo ai giardini pubblici e in piazza d’Armi, l’attuale piazza della Vittoria, per una marcia su Reggio.
“Domenica 29 ottobre le squadre fasciste si muovono fra le diverse caserme, poi salgono in prefettura per esporre il gagliardetto fascista”, la ricostruzione di Mirco Carrattieri, ricercatore storico. Non fu difficile sfondare l’uscio della prefettura, in corso della Ghiara, e impadronirsi del palazzo. I vertici civili e militari avevano già dimostrato di guardare con simpatia al movimento fascista fin dalle prime violenze nel 1921, con assalti alle sedi sindacali e alle cooperative socialiste. “Del resto, il Comune era già stato conquistato nella primavera precedente con l’azione violenta delle squadre, fino allo scioglimento forzato dell’amministrazione socialista”, ha aggiunto Carrattieri.
Marcia su Roma e marcia su Reggio avevano uno stesso obiettivo, “una dimostrazione simbolica, ma anche un’azione violenta per il sovvertimento delle istituzioni”. Due furono le componenti del fascismo reggiano in quel 1922: da un lato esponenti della borghesia come Ottavio Corgini, bocconiano, presidente degli agrari reggiani, e Giovanni Fabbrici, avvocato di Novellara; dall’altro i giovani squadristi fondatori del Fascio. “In particolare, segnalerei Giovanni Dall’Orto, uno dei protagonisti dello squadrismo reggiano, tra i più violenti e noti, anche perché portiere della Reggiana Calcio in quel momento, a dimostrare le convergenze fra lo sport nazionalista e lo squadrismo fascista”, ha concluso Carrattieri.
Gian Piero Del Monte
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