REGGIO EMILIA – Ieri mattina il tribunale di Reggio Emilia ha dato un segnale deciso: chi minaccia una redazione giornalistica va a processo e viene condannato. Alfonso Mendicino, 47 anni, noto come “Leone Mendi” su Facebook, che attualmente sta scontando 6 anni e 8 mesi di detenzione nell’ambito del processo Aemilia, è stato condannato a 6 mesi e 20 giorni di reclusione per minacce gravi alla Gazzetta di Reggio. Dovrà anche risarcire il cronista Evaristo Sparvieri e l’allora direttore della Gazzetta, Stefano Scansani, rispettivamente con provvisionali di 5mila e 6.500 euro, oltre a pagare le spese processuali. L’avvocato Mattia Fontanesi, che difende Mendicino, ha annunciato che presenterà ricorso in Appello.
I fatti risalgono al 20 gennaio del 2017, quando Mendicino telefonò alla redazione della Gazzetta dopo aver letto un articolo che lo riguardava: “Se non arrivo con le buone arrivo con le mani”. La telefonata fu registrata, l’articolo non fu rimosso, e fu depositata una denuncia ai carabinieri.
La stessa sera Mendicino telefonò anche alla redazione di Telereggio e Reggionline, lamentandosi per la pubblicazione della medesima notizia (era stato arrestato perché sorpreso alla guida con la patente di un cugino e aver violato la sorveglianza speciale). Risposi io stesso alla sua telefonata, la registrai informando Mendicino, che incurante lanciò parole molto poco eleganti (permettete la perifrasi) sulla vita sessuale delle colleghe giornaliste di Telereggio e anche della mia. Ci accusò pure di pubblicare notizie false. Anche in quel caso, come avvenuto in Gazzetta, Mendicino trovò un muro netto: articolo al suo posto e tanti saluti.
Ho partecipato volentieri a una delle udienze del processo, come testimone, chiamato a riferire dei toni e dei contenuti di quella telefonata. Duole notare come, all’epoca, nella telefonata non furono rilevate minacce esplicite tali da portare a una imputazione. Come se le offese e le chiamate dai toni – ve lo assicuro – poco urbani da parte di un personaggio dal profilo criminale all’epoca già noto siano da considerarsi accettabili. Per noi non sono accettabili e non lo saranno mai. Ecco perché, all’epoca come facciamo oggi e faremo in futuro, segnaleremo alle autorità competenti tutte le visite, le chiamate, le lettere, le mail con all’interno minacce più o meno esplicite, ma anche tentativi di intimidazione o condizionamento. Nel caso di Mendicino la nostra informativa almeno è servita a dare forza alla denuncia dei colleghi, cui rinnoviamo tutto il nostro sostegno.
L’articolo che scatenò l’offensiva di Mendicino
Guida con la patente del cugino omonimo: arrestato imputato di Aemilia