REGGIO EMILIA – Eticamente spregevole e in grado di suscitare un diffuso senso di indignazione morale, ma pur sempre solo un’operazione provocatoria.
Così il tribunale di Torino ha messo la parola fine alla vicenda che il 1° maggio del 2022 portò al centro della cronaca nazionale e dello scontro politico il reggiano Marco Vicini e il circolo Arci Tunnel di via del Chionso. Quel giorno il locale ospitò un concerto del gruppo musicale ‘P38-La Gang’. La band si presentò con il volto coperto da un passamontagna bianco e come coreografia espose una bandiera delle Brigate Rosse.
Tra i brani proposti, ci fu anche la canzone ‘Renault’ che rievocava il rapimento e la barbara uccisione di Aldo Moro. Fu uno choc. Bruno D’Alfonso, figlio di un carabinieri ucciso dalle BR, sollevò il caso; intervenne la figlia di Aldo Moro, Maria Fida, e il figlio di Marco Biagi, Lorenzo.
L’amministrazione reggiana e Arci presero le distanze, il circolo fu chiuso e riaprì poi con un altro presidente. Marco Vicini e i quattro componenti della band furono invece denunciati per istigazione al terrorismo.
Tre anni e mezzo dopo, il giudice delle indagini preliminari di Torino ha archiviato tutto. Sia la posizione dei quattro rapper sia quella del reggiano 41enne, assistito dall’avvocato Federico Bertani. Archiviazione che era stata richiesta anche dalla Procura torinese, secondo cui “fu soltanto un’operazione artistico-musicale provocatoria che affonda le sue radici nel genere rap/trap”
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