REGGIO EMILIA – Il Tribunale di Reggio ha annullato il riconoscimento genitoriale di due coppie dello stesso sesso unite civilmente. Una decisione contro cui oggi hanno protestato Arcigay Gioconda, le due mamme e le loro compagne. In entrambi i casi, i minori sono stati registrati all’Anagrafe subito dopo la nascita come figli delle sole madri biologiche, ma subito dopo le coppie hanno effettuato il riconoscimento dell’altro genitore nel registro degli atti di nascita dall’Ufficiale di stato Civile del Comune di Reggio. La Procura però ha impugnato questi atti di riconoscimento e nei giorni scorsi il Tribunale ha accolto i ricorsi. Il giudice tutelare si era espresso contro i ricorsi, ritenendo che l’annullamento del riconoscimento fosse contrario all’interesse dei minori. Il Tribunale però ha dichiarato i riconoscimenti non rispondenti alla legge, ritenendo che l’articolo 8 della legge 40/2004 sia applicabile esclusivamente alle coppie eterosessuali. “Non esistono bambini di seria A e bambini di serie B – commentano le due coppie – eppure la decisione del Tribunale stabilisce questa discriminazione. Poter essere riconosciuti quali madri o padri in questo momento dipende dal luogo in cui si vive e dal Tribunale che è chiamato a decidere”.
La voce delle famiglie
“Sono nata e mi sentivo un fantasma, un mondo completamente segreto era il nostro quello delle persone omosessuali. Poi, i primi Pride, la consapevolezza di essere in tanti – afferma Samantha Campani, una delle due madri il cui atto di riconoscimento è stata annullato – Avevo 44 anni quando sono arrivate le Unioni Civili, 44 anni. Fino ad allora eravamo come fantasmi per lo Stato italiano. Poi la consapevolezza che l’Unione Civile è una “formazione sociale specifica”, non una famiglia. In seguito l’impugnazione dell’atto di nascita di nostra figlia, per togliermi legalmente il ruolo di genitore. Una sentenza che paragona l’Unione Civile al Matrimonio eterosessuale e ne sottolinea le differenze. Ancora fantasma. Dopo quasi mezzo secolo.
Ci sarà mai piena uguaglianza?”.
“Pensa a tuo figlio. Focalizza il momento in cui l’hai visto nascere, in cui l’hai sentito piangere la prima volta, dire i primi versi, il primo bagnetto, fare il primo sorriso. – sono le parole di Andrea Manghi e Jessica Zanetti – Tutte le volte che ti sei alzato di notte a cambiarlo, a dargli da mangiare, o anche solo a fargli una coccola. Senti il suo profumo mentre lo tieni tra le braccia. Senti l’orgoglio di vederlo fare i primi passi, di vederlo rialzarsi dopo essere caduto, di battere le manine, di vederlo ridere la prima volta sull’altalena.
Ora ascoltalo: per la prima volta dice “mamma”. Ti si riempiono gli occhi di lacrime, di gioia, ovviamente. Il tuo cuore batte a mille: per la prima volta ti senti davvero una mamma.
Poi lo porti dalla pediatra e ti dice che devi firmare un foglio per autorizzare tua moglie a portare sua figlia. Lo porti a scuola e ti dicono che devi autorizzare tua moglie ad andarlo a prendere. Succede qualcosa e in ospedale ti dicono che non puoi entrare.
Perché anche se tutti ti dicono che siete una famiglia e questo non ve lo toglie nessuno, i diritti come le altre famiglie non possiamo averli. (ma attenzione i doveri si!).
Perché nessuno pensa che se dovesse succedermi qualcosa, mia figlia non potrebbe stare con la sua mamma, visto che siamo già una famiglia così e del riconoscimento non ne abbiamo bisogno. Perché non importa se tua figlia ti chiama mamma, papà, per nome o cognome. Tu per lei sarai sempre la sua mamma, ma per il resto del mondo solo la moglie della tua vera mamma.
E ditemi cos’è che fa di me, la madre vera, quella legittima, e di mia moglie no?
E per estensione, cos’è che mia madre, quindi legittima nonna, darebbe in più a mia figlia rispetto alla mamma di mia moglie?
Sapete cosa?
Che grazie al fatto che ho una moglie, mia figlia una nonna ce l’ha, perché io non ho più una madre che possa esserlo.
Qualcuno mi spieghi cos’è che la mia famiglia, avendo pari diritti e doveri, toglierebbe a tutte le altre. Perché io ancora non l’ho capito”.











