REGGIO EMILIA – Torniamo ad occuparci del caso che riguarda Carlo, un bimbo di due anni per il quale la famiglia affidataria di Reggio ha chiesto la continuità affettiva prevista dalla legge con la nuova famiglia adottiva. La coppia contesta una relazione presentata in Tribunale dai servizi sociali di Modena.
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“Abbiamo fatto affidi per più di vent’anni, sempre collaborando con i servizi ricevendo ringraziamenti dagli stessi servizi e dai genitori biologici”.
Questa famiglia residente a Reggio sino a ieri interpellata per affidi d’emergenza o lunghi come quella di Carlo, rimasto con loro per due anni tanto da instaurare un rapporto affettivo profondo, si trova oggi messa sotto accusa proprio dagli stessi servizi sociali del Comune di Modena. Un relazione piena di “accuse infondate, allusioni, imprecisioni”, secondo i due genitori affidatari, e che è stata al centro di un’udienza al Tribunale dei Minori di Bologna il 12 giugno e nella quale si doveva decidere della loro richiesta di una continuità affettiva col bimbo che oggi si trova in una nuova famiglia adottiva.
“Siamo in attesa del verbale dell’udienza del 12, cui hanno partecipato i servizi per illustrare la relazione. Poi siamo stati ricevuti noi dal giudice. Ci ha fatto parlare pochissimo. Evidentemente ha dato fastidio ai servizi la nostra istanza di adozione speciale”
67 anni lei e 70 lui, troppi per piena un’adozione di un bimbo così piccolo. Questo avviene in una società dove si fanno figli sempre più tardi a 40 anni e oltre, l’età diventa invece un problema insormontabile per le adozioni.
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