REGGIO EMILIA – Torniamo a parlare di cambiamenti climatici. In Appennino queste feste natalizie sono state contrassegnate dall’assenza totale di neve e da temperature più primaverili che invernali. Azzerate le attività legate allo sci.
Il verde come colore dominante al posto di quel bianco atteso in particolare dagli appassionati di sport invernali. Temperature di 10 gradi sopra la media. Lo scenario era stato previsto già quindici anni fa dal Parco nazionale dell’Appenino tosco-emiliano, spiega il presidente Fausto Giovanelli. Destagionalizzare il turismo è stata la politica perseguita, conciliabile con gli sforzi che si possono mettere in campo per salvare il salvabile quanto ad attività invernali, concentrandosi sulle piste più ad alta quota e scegliendone una per comprensorio. “Certo, non possiamo pensare di ricoprire di neve artificiale l’Appennino se la neve non cade – ha spiegato Giovanelli – Possiamo avere una pista al Cerreto, una al Ventasso e una a Febbio”.
L’idea di aggiornare la tecnologia degli strumenti che consentono l’innevamento artificiale, come proposto dal presidente della Regione Stefano Bonaccini, è praticabile secondo Giovanelli. “Le tecnologie di devono aiutare. L’innevamento artificiale non è certo una buona pratica dal punto di vista dell’impatto ambientale, ma non è neppure distruttiva. Diventa distruttiva se, dopo aver speso tanti soldi per innevare, dopo due giorni di scirocco va via tutto”.
Impensabili sono, dunque, gli investimenti a lungo termine sullo sci di discesa: “Ci vuole un po’ di umiltà e di realismo – la conclusione di Giovanelli – No a nuove piste, impianti, comprensori, ma qualche aiuto tecnologico che consenta innevamenti artificiali contenuti sì”.
Reggio Emilia parco nazionale appennino tosco-emiliano cambiamenti climatici Fausto Giovanelli appennino senza neve