REGGIO EMILIA – L’orgoglio di Bibbiano e della Val d’Enza. La rabbia di Bibbiano, la dignità di Bibbiano, la solitudine di Bibbiano. C’erano tutti questi elementi e molti altri ancora nella serata carica di emozioni al cinema teatro Metropolis. Una comunità calpestata e violentata da più di sei mesi si è ritrovata e ribellata a una selvaggia operazione di speculazione.
Un’inchiesta della Procura di Reggio Emilia su 6 casi di affidi è stata presa da alcune forze politiche, ingigantita a dismisura, gonfiata molto oltre i singoli episodi oggetto di indagine, fino a essere trasformata in una condanna indiscriminata del sistema dei servizi, in un marchio d’infamia per un’intera comunità e in una demonizzazione dell’affido. Un candidato di Fratelli d’Italia alle elezioni regionali è arrivato a stampare sui propri manifesti lo slogan “affidi zero”. Ma se i genitori picchiano a sangue un bambino, cosa facciamo? Se si drogano o bevono fino a svenire? Se un padre disgraziato abusa della figlia, cosa facciamo? Lasciamo lì la bambina e facciamo finta di niente?
Nella creazione di questo clima – inutile negarlo – anche diversi mezzi d’informazione hanno una parte di responsabilità. Pochi giorni fa il più diffuso quotidiano italiano, il Corriere della Sera, scriveva che in Val d’Enza nel solo 2016 sono stati disposti mille allontanamenti di minori. Mille su 12mila minori residenti. Una cifra abnorme, priva di qualunque fondamento. Il presidente del Tribunale dei Minori Giuseppe Spadaro, ascoltato il 14 novembre scorso dalla Commissione regionale sul sistema degli affidi, ha detto che gli allontanamenti in Val d’Enza sono stati 15 in 5 anni. Dunque non mille all’anno, ma in media tre all’anno. Al Metropolis, Bibbiano e la Val d’Enza hanno detto: adesso basta.
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