REGGIO EMILIA – L’annuncio è stato lanciato alla fine della settimana scorsa, sotto forma di una lettera aperta inviata al presidente della Regione Stefano Bonaccini. “In un momento di emergenza come quello attuale riteniamo opportuno non partecipare alle lezioni in presenza”. Così hanno scritto gli autori. Si tratta di un gruppo di studenti iscritti all’istituto “Motti”, che hanno dato vita a una protesta diametralmente opposta a quelle organizzate a favore della riapertura delle scuole superiori.
Se da una parte, anche sul nostro territorio, in più manifestazioni è stato chiesto l’accantonamento, perlomeno parziale, della didattica a distanza, dall’altra è stata proclamata l’astensione dalle attività in aula, sostenendo come la modalità delle videolezioni, pur con tutti i suoi limiti, fosse l’unica adeguata in questo momento di epidemia.
Questa sorta di sciopero a oltranza ha preso il via lunedì scorso: sono state 24 le adesioni, distribuite in due quinte e in una quarta. Tutte classi di indirizzi di area professionale. Numeri contenuti dato che complessivamente la scuola conta mille iscritti. Resta da capire se le assenze proseguiranno e con quanti sostenitori.
Nell’illustrare le loro ragioni, i promotori della protesta avevano puntato il dito sul sistema dei trasporti, ma anche sulle condizioni delle aule “con temperature al di sotto del tollerabile a causa delle finestre aperte per consentire il ricircolo dell’aria”.
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