REGGIO EMILIA – Il terzo tempo è una delle più caratteristiche tradizioni del mondo del rugby. Il terzo tempo si svolge dopo la partita e fa riunire tutti i giocatori delle due squadre, che colgono l’occasione per offrirsi da bere e da mangiare e scambiare opinioni e considerazioni come succede tra amici. In campo non si fanno prigionieri, ma poi una volta terminata la contesa ogni rivalità, anche la più accesa, va lasciata sul terreno di gioco.
Una sorta di regola non scritta che però vale tanto, e forse di più, di quelle del gioco. Per questo stupisce e sorprende l’incidente diplomatico tra Fiamme Oro Roma e il Valorugby Reggio Emilia. Alla fine della partita dello scorso weekend, la squadra reggiana si è rifiutata di partecipare al terzo tempo organizzato dai capitolini. Il motivo è spiegato in un comunicato stampa: alla base del clamoroso rifiuto ci sarebbe il comportamento di alcuni dirigenti della squadra di casa, che avrebbero creato un clima di tensione durante e al termine della partita.
Da Roma negano che la situazione sia stata come raccontata dal club rossonero e accusano la società di casa nostra di mancanza di rispetto. Più che palla ovale, sembrano schermaglie da mondo del calcio. Per la cronaca, la partita si era chiusa in parità, 30-30.
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