CORREGGIO (Reggio Emilia) – L’ultima volta si sono sentiti il 26 novembre 2019, quando il comandante Germano Nicolini aveva compiuto 100 anni.
Non vuole riferire cosa si dissero in quell’occasione, ma racconta della frase che Nicolini gli citava ogni volta che lo incontrava: “Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli”. “La gente deve capire che era un uomo di livello superiore – ha detto di lui Vincenzo Bertolini, ex segretario provinciale Pci – che pensava a cose superiori: la libertà, la verità, l’innocenza”.
Per la libertà, Germano Nicolini ha combattuto nella prima parte della sua vita; per la verità e l’innocenza, nella seconda. “Era contro poteri oscurantisti, di tutti i tipi”, ha aggiunto Bertolini. Segretario provinciale del Pci dall’83 all’89, lo ha conosciuto fuori e dentro casa, essendo stato per una vita il compagno della figlia di Germano, Riccarda. E più volte per descriverlo usa un aggettivo: nobile. “Era un comunista vero: non voleva la tessera ma la domenica distribuiva l’Unità, cosa che io non facevo. Aveva già capito che una cosa sono le idee e una cosa sono gli uomini, le idee sono una cosa e un’altra la prassi”.
Nicolini è stato tumulato nella privacy famigliare imposta dal Covid, lui che ha fatto l’Italia e che della sua cittadina è stato sindaco. L’attuale primo cittadino Ilenia Malavasi ha fatto suonare la campana della torre civica mentre il feretro passava davanti al Municipio.
Nicolini rimase sindaco solo sei mesi, poi venne arrestato e ingiustamente condannato per l’omicidio di don Umberto Pessina. Uscì dal carcere dopo 10 anni grazie all’indulto. Non gli andava giù, racconta Bertolini. Voleva la piena riabilitazione, voleva la revisione del processo. Fondamentali furono l’azione di Otello Montanari e l’amicizia
tra il figlio di Germano Nicolini, Fausto, e il figlio di William Gaiti, il terzo componente del gruppo di ex partigiani che uccise don Pessina.
Il “comandante Diavolo” se n’è andato a 30 anni dal “chi sa parli”. Assieme a Montanari, Bertolini, esponente dell’ala riformista del Pci, fu accanto a Nicolini. “Sarebbe stato un grande leader, un leader inevitabile – ha concluso Bertolini – Le condizioni non lo permisero. E le condizioni sono fatte di fatti materiali e di opinioni”.
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