REGGIO EMILIA – Newlat continua a crescere. Nel 2021 il gruppo nato dalla Giglio ha raggiunto i 625 milioni di euro di ricavi. Un balzo del 18% sul 2020 che è frutto soprattutto delle acquisizioni messe a segno dall’azienda di Angelo Mastrolia, a partire da quella della Centrale del Latte d’Italia, che da sola ha apportato 175 milioni di ricavi. Per finanziare la crescita, l’anno scorso Newlat ha lanciato un’obbligazione da 200 milioni di euro. Circa 62 milioni sono stati usati per acquistare Symington’s, azienda britannica specializzata nella produzione di noodles.
Il latte rappresenta ormai solo il 36% del totale dei ricavi e la pasta il 28%; il resto arriva da altri segmenti di mercato, come quelli dei prodotti da forno e dei prodotti lattiero-caseari. L’Italia rappresenta il 53% del fatturato, il Regno Unito il 19%, la Germania il 17. Positivo anche l’andamento delle vendite nei primi mesi del 2022. All’aumento dei ricavi, tuttavia, non ha corrisposto una crescita della redditività. Anzi, il risultato netto è sceso dai 38 milioni del 2020 ai 6 del 2021.
In questo contesto di forte crescita dimensionale, qual è il ruolo di Reggio? Nella nostra città il gruppo Newlat Food spa conserva ancora la sede legale e uno dei suoi più importanti insediamenti produttivi. Ma lo stabilimento di via Kennedy non è più di proprietà dell’azienda, bensì della società New Property di Mastrolia. A partire poi dal 1° gennaio 2021 lo stabilimento di Reggio, insieme a quelli di Lodi e Salerno, è passato alla Centrale del Latte d’Italia con un contratto d’affitto di ramo d’azienda che preve un canone di 2 milioni di euro più l’1,5% del fatturato generato.
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