REGGIO EMILIA – Newlat si avvia a diventare uno dei maggiori gruppi industriali della nostra provincia, sicuramente il primo nel settore agroalimentare e quello maggiormente internazionalizzato. Secondo i risultati preliminari del 2022 annunciati dal presidente Angelo Mastrolia, i ricavi sono passati dai 625 milioni del 2021 ai 730 milioni dell’anno scorso, con un balzo del 17%. I mercati esteri rappresentano quasi il 47% delle vendite. Nel 2019 il gruppo di via Kennedy fatturava 320 milioni. La crescita è frutto soprattutto delle acquisizioni messe a segno da Newlat, prime fra tutte la Centrale del Latte d’Italia e l’inglese Symington’s.
I forti fenomeni inflattivi hanno però penalizzato la marginalità del gruppo. Nei primi nove mesi del 2022 il risultato operativo è sceso da 18 milioni a meno di 12, il risultato netto da 12 a 3,5 milioni. Un peso, in questa flessione della redditività, sembra averlo avuto anche la gestione finanziaria. Nel 2021, per finanziare le acquisizioni, Newlat ha emesso un maxi-prestito obbligazionario da 200 milioni di euro. L’emissione è andata a ruba, ma al 30 settembre 2022 il gruppo aveva pagato 9 milioni di oneri finanziari. Di questi, 5,2 milioni sono costituiti dalla tranche del bond.
Nonostante la sensibile crescita e i buoni risultati di bilancio, anche Newlat è stata penalizzata dall’andamento negativo dei mercati finanziari. Nel 2022 il titolo a Piazza Affari ha perso il 35%. Collocate sul mercato nel novembre 2019 a 5,80 euro e arrivate sopra i 7, le azioni ora sono trattate a circa 4,9 euro, con un guizzo nell’ultima settimana.
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