REGGIO EMILIA – Con poco più di 7,3 milioni di euro Newlat si porta a casa la Centrale del Latte d’Italia, nata a suo tempo dalla fusione fra la Centrale del Latte di Torino e quella di Firenze, Pistoia e Livorno: un’azienda con 175 milioni di ricavi, quattro stabilimenti e una produzione di 119 milioni di litri di latte all’anno.
Dopo aver sottoscritto un accordo per acquistare il 46,2%, nei prossimi giorni il gruppo alimentare reggiano salirà fino al 52,4% attraverso un’offerta pubblica di acquisto e scambio obbligatoria. Il patron di Newlat, l’imprenditore campano Angelo Mastrolia, è già stato cooptato nel Consiglio di amministrazione della Centrale del Latte d’Italia con il ruolo di consigliere esecutivo.
L’esiguità del prezzo si spiega con i problemi della Centrale del Latte d’Italia, che ha 77 milioni di debiti finanziari e ha chiuso il 2019 con un disavanzo di 6,5 milioni. Dall’acquisizione, però, nasce il terzo polo italiano del settore lattiero-caseario, con un fatturato complessivo di 500 milioni di euro. Oltre agli elementi di debolezza, la società acquisita da Newlat ha anche i suoi punti di forza, a partire da marchi affermati come Mukki, TappoRosso e Tigullio e da una rete di 16mila punti vendita nella grande distribuzione e nel commercio tradizionale.
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