REGGIO EMILIA – Se è vero che i silenzi pesano come le parole e a volte di più, è significativo quello che ha scelto di non dire, appunto, il procuratore generale di Bologna Ignazio De Francisci: “La polemica politica ci ha messo del suo, ma su questo meglio tacere”. Così parlando dell’inchiesta affidi in val d’Enza, argomento che ha avuto un grande spazio nell’inaugurazione dell’anno giudiziario in corte d’Appello a Bologna.
Parlando dell’inchiesta e delle sue conseguenze, mediatiche e non solo: “Ci sono state ripercussioni sull’attività del tribunale per i minorenni con un doveroso controllo sui casi interessati”. Casi circoscritti territorialmente, ha detto ancora De Francisci, con un processo al via. Ma nessun “sistema Bibbiano”, idea che invece – ha proseguito – si è diffusa. “Aspettiamo quello che succede a Reggio Emilia – ha sottolineato ai nostri microfoni il magistrato -, io ho dato una valutazione complessiva”.
Il presidente vicario della corte d’Appello Roberto Aponte ha elogiato il lavoro del tribunale per i minorenni di Bologna e del suo presidente Giuseppe Spadaro, chiedendo di smetterla di svilire il ruolo dell’istituzione, “descritta – ha detto – come uno strumento cieco di coloro che vogliono togliere i figli ai genitori”, mentre l’unico suo scopo “è quello di salvaguardare i minori”, laddove sia necessario “anche nei confronti della famiglia naturale, che non sempre è il luogo più sicuro dove crescere“. “Si tratta – ha continuato Aponte – sempre di decisioni drammatiche, veri e propri atti di riduzione del danno. Per questo non sono prese a cuor leggero”.
Molto altro però nella relazione dei magistrati. Da un accenno all’appello del processo Aemilia al via il 13 febbraio alla Dozza ai principali dati del 2019: l’anno scorso in Regione sono aumentate le violenze sessuali del 13%, gli stalking di quasi il 10% così come i maltrattamenti in famiglia.
E poi la ferita aperta da poco meno di 40 anni: la strage alla stazione di Bologna. La procura generale è al lavoro per chiudere il cerchio su possibili mandanti e correi dell’attentato del 2 agosto 1980. Tra gli indagati per aver concorso alla strage c’è l’ex primula nera di Avanguardia Nazionale e informatore dei servizi, il reggiano Paolo Bellini, per il quale lo scorso maggio il gip, su richiesta della procura, ha revocato il proscioglimento del 1992. “Sul 2 agosto – ha specificato De Francisci – i colleghi stanno finendo di lavorare, non vi posso dire di più”.
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