REGGIO EMILIA – Le immagini della videosorveglianza confermano il racconto di Genco nell’ultimo tratto del percorso fatto assieme a Juana Cecilia Hazana poco prima di ucciderla, ovvero i metri a piedi verso il parco di via Patti. Ma confermerebbero anche un dettaglio che aggiunge orrore all’orrore: il 24enne ha preso il coltello con cui ha ucciso la ex compagna a casa di lei, appropriandosi delle chiavi dalla borsetta e andando in via Melato mentre la donna era nel parco semincosciente. Sembra che la mamma di Juana si sia anche svegliata ad un certo punto, sentendo qualche rumore; il figlio della vittima invece, un anno e nove mesi, avrebbe sempre continuato a dormire.
Questa ultima azione di Genco, che ha deciso di finire Juana dopo aver tentato di strangolarla, è sufficiente a contestargli la premeditazione? Ad ora no, anche se le aggravanti a carico dell’uomo non mancano: futili motivi, porto d’armi, violazione di domicilio, recidiva dello stalking visto che l’uomo aveva appena patteggiato due anni per atti persecutori nei confronti della sua vittima. E poi c’è l’altro capo d’imputazione: violenza sessuale prima dell’omicidio. Mirko Genco ha parlato di “scambio di effusioni e di un rapporto consenziente” avvenuti al parco, la procura non la pensa così. L’udienza di convalida dell’arresto è iniziata con oltre un’ora di ritardo a causa di problemi tecnici col videocollegamento dell’indagato reo confesso dal carcere, poi è stata breve: “Non posso dire nulla, comunque si è avvalso della facoltà di non rispondere”, laconica il sostituto procuratore Maria Rita Pantani. Un dettaglio che potrebbe apparire sorprendente, ma l’avvocato lo ha spiegato in maniera semplice: non avrebbe avuto senso ripetere tutto il racconto. Pantani ha definito Genco “un soggetto socialmente pericoloso”.
L’avvocato difensore di Genco non ha chiesto alcuna misura alternativa, anche perché il 24enne non saprebbe dove andare: i nonni materni con i quali viveva a Parma dopo l’uccisione della madre, ammazzata dall’ex compagno, hanno detto di non volerne più sapere nulla di lui. Il legale sta valutando di chiedere una perizia psichiatrica e, non appena ci sarà il rinvio a giudizio, il rito abbreviato. “Nessuna dichiarazione di pentimento – spiega l’avvocato Alessandra Bonini – Lui sa quello che è successo, non racconta con frasi farneticanti ed è lucido”.
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