REGGIO EMILIA – Continuano a far discutere gli scontri tra un gruppo di giovanissimi da un lato e ultras della reggiana dall’altro, avvenuti lo scorso 22 febbraio vicino allo stadio, all’esterno del centro commerciale I Petali. Un episodio scatenato dalle provocazioni dei primi. Per cercare di interpretare i comportamenti di questi ‘bulli’ abbiamo intervistato un educatore impegnato in progetti sociali rivolti proprio a quella fascia di età.
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“Sono ragazzini che noi vediamo abitualmente, vengono da famiglie in parte problematiche, in parte no, sono ragazzini che hanno bisogno di attenzione e di una coccola in più”.
Gasshan Ezzarraa ha 28 anni, è nato in Marocco e vive a Reggio da quando di anni ne aveva 4. Lavora come educatore in una cooperativa sociale impegnata anche in attività dedicate ai giovanissimi. Non intende sottovalutare quanto accaduto ai Petali lo scorso 22 febbraio, ma ritiene sia sbaglaito enfatizzarlo: “Questo fenomeno viene gonfiato più di quel che è. Non stiamo parlando di 150 ragazzini pronti a fare le guerra, immagino fossero al massimo una dozzina. Esagerato parlare di città tenuta sotto scacco”.
Gli insulti anti reggiani pronunciati, anche nei giorni successivi al fatto, via social, da questi giovanissimi, per la maggior partedi origini nordafricane, come possono essere interpretati? “Dietro al ‘reggiani di merda’ ci possono essere tante cose, sicuramente il non sentirsi accolti, ma ci può essere anche e soprattutto la semplice provocazione. Se parliamo di tifosi, questi si attivano. Io da adulto al ‘reggiani di merda’ non avrei reagito”.
Per Ezzarraaa ad alimentare i comportamenti provocatori dei bulli sarebbe prevalentemente la noia. Quali le proposte allora? “In passato sono stati organizzati laboratori sportivi e musicali proprio fuori dai Petali, dovremmo lavorare in maniera costante, per attivare queste proposte ogni sabato”.
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