REGGIO EMILIA – Il nuovo amministratore delegato, Paolo Emilio Signorini, ha scelto Il Secolo XIX, storico quotidiano genovese, per annunciare i suoi programmi per Iren. Il titolo parla da solo: “Genova più strategica in Iren. Così investiremo in Liguria”.
Nell’intervista, Signorini spiega che il peso di Genova e della Liguria all’interno del gruppo deve crescere, parla di forti investimenti nella regione e annuncia l’ascesa “della classe dirigente genovese dentro la società”. Normale che un manager genovese, voluto alla guida di Iren in primis dal sindaco di Genova, dica queste cose. Tanto più che il Comune di Genova, con quasi il 19% delle azioni e il 24% dei diritti di voto, è il primo azionista dell’azienda.
Peraltro, da quando Iren è nata l’amministratore delegato è sempre stato espresso da Genova e in questi anni il gruppo non è stato avaro con la Liguria. Nel 2017 un’inchiesta di Tg Reggio, rilanciata dal Corriere della Sera, dimostrò che i 350 milioni di euro spesi in acquisizioni nei tre anni precedenti erano finiti in larghissima parte in Liguria e in Piemonte. Iren presentò anche un’offerta (poi bocciata dal Consiglio comunale) per acquisire il controllo di Amiu, l’azienda rifiuti comunale di Genova che aveva 1.700 dipendenti e 50 milioni di debiti bancari.
E oggi? Quali sono gli equilibri tra i diversi territori in campo economico? Vediamo alcuni indicatori. Dei quasi 10.600 dipendenti di Iren, il 39% sono in Piemonte e il 26% in Emilia Romagna, di cui circa 1.220 in provincia di Reggio Emilia. Gli occupati in Liguria sono il 21% del totale: tra questi, 1.226 a Genova a 760 a Spezia. Le nuove assunzioni l’anno scorso sono state quasi 1.300: 429 a Torino, 191 a Reggio Emilia e 163 a Genova. L’Emilia vince invece quanto a forniture: nel 2022 gli operatori economici della nostra regione hanno ricevuto da Iren ordini d’acquisto per 387 milioni, pari al 22% del totale. Il Piemonte ha garantito il 17% delle forniture (299 milioni), la Liguria il 12% (211).
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