REGGIO EMILIA – Istruire i propri figli a casa invece di iscriverli a una scuola tradizionale. E’ la scelta che ha compiuto la coppia di Palmoli, in provincia di Chieti, finita sulle prime pagine di tutti i mezzi di informazione dopo che il Tribunale dell’Aquila ha deciso di allontanare i tre bambini dai genitori. Un caso che sta spaccando l’opinione pubblica.
In provincia di Reggio quanti sono i bambini che seguono la cosiddetta formula dell’ ‘Homeschooling’ letteralmente ‘scuola a casa’ o scuola parentale? Secondo i dati forniti dall’Ufficio Scolastico Provinciale sono 178: 75 per la scuola primaria, 90 per la secondaria di primo grado e 13 per la secondaria di secondo grado.
Nella soluzione ‘Scuola a casa’ vera e propria l’istruzione è gestita interamente dalla famiglia.
La scuola parentale si differenzia poiché è un progetto collettivo organizzato da più famiglie che condividono la responsabilità educativa, spesso con il supporto di docenti qualificati o educatori.
Se i genitori scelgono queste strade devono rilasciare al dirigente scolastico della scuola più vicina una dichiarazione, da rinnovare anno per anno, sulla capacità tecnica o economica di provvedere all’insegnamento parentale.
Il minore sostiene ogni anno un esame di idoneità all’anno scolastico successivo in qualità di candidato esterno presso una scuola statale o paritaria, fino all’assolvimento dell’obbligo di istruzione. A controllare non è competente soltanto il dirigente della scuola, ma anche il sindaco.
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