REGGIO EMILIA – Nel 2019 le strutture sanitarie reggiane hanno registrato 26 nuovi casi di infezione da virus dell’Hiv. Si tratta di 20 maschi e di 6 femmine e in un caso su cinque sono persone straniere. La guardia è da tenere alta in quanto resta diffusa una scarsa consapevolezza sui comportamenti a rischio.
C’è poi il problema di coloro che hanno contratto l’Hiv e non lo sanno. Non percependosi a rischio, non adottano precauzioni. Nella nostra provincia si stima che siano tra i 50 e i 60 i soggetti inconsapevoli che “non sanno di avere l’infezione, col rischio di trasmetterla ad altri. Per cui fare il test tutte le volte che ritiene necessario è un modo per proteggere se stessi e gli altri”, le parole di Marco Massari, direttore del reparto Malattie infettive del Santa Maria Nuova.
Con accesso diretto, in assoluto anonimato, è possibile sottoporsi al test presso lo spazio Sessualità e Salute, nel padiglione Malattie infettive accanto all’ospedale. Il servizio è accessibile dalle 9 alle 11.30 tutti i giorni escluso i festivi, il lunedì e il giovedì si aggiunge l’orario pomeridiano dalle 14 alle 17. Il centro propone anche esami per l’epatite A, B o C e per malattie veneree che stanno conoscendo una rinnovata diffusione.
“Non dimentichiamo – ha aggiunto Massari – che in questi anni c’è stato un incremento notevole delle malattie a trasmissione sessuale, in particolare della Sifilide e della Clamidia. Chi ha una malattia a trasmissione sessuale può con molta più facilità acquisire l’Hiv”.
Cominciare subito la terapia per combattere l’Hiv consente di fermare la progressione della malattia. Secondo i dati dell’Ausl, aggiornati al 31 dicembre, nel reggiano, sono 2793 i soggetti sieropositivi, suddivisi in 2049 maschi e 744 femmine. Due i casi conclamati di Aids. Alle patologie correlate a questa malattia, la sindrome da immunodeficienza acquisita, sono riconducibili 7 decessi nell’ultimo anno.
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