CORREGGIO (Reggio Emilia) – “Sta diventando un grosso problema. Abbiamo necessità di questo personale. Si compromette il prodotto, come è già successo in questi giorni con le ciliegie”. A parlare è Romano Brunelli. Nella sua azienda agricola di Lemizzone di Correggio, quaranta quintali di ciliegie sono state lasciate sui rami a deperire. Frutta prelibata per un valore, all’ingrosso, di circa 16mila euro. Con lo stesso fenomeno stanno facendo i conti tante imprese reggiane del settore. Nei frutteti serve manodopera. Il fabbisogno di quella stagionale, nei campi della nostra provincia, è di circa 600 lavoratori, il 60% dei quali extracomunitari. Ma i tempi di maturazione, accorciati da questa estate anticipata, non coincidono con quelli della burocrazia. “Il decreto flussi è lento nelle risposte’ – spiega la Cia Agricoltori di Reggio Emilia sottolineando le difficoltà degli imprenditori a disbrigare le pratiche per le assunzioni.
“E’ l’unica manodopera che si rende disponibile. La paura è che si arrivi molto lunghi con queste pratiche. Rischiamo di avere questo problema per tutta la stagione”, dice Brunelli che già un anno fa ha visto, nei suoi terreni, duecento quintali di pomodori da conserva lasciati sulle piante senza che fosse toccata una sola foglia. A rischio ora c’è la raccolta delle pesche ma non solo. “Oltre ai mille quintali di pesche ci sono i tremila di angurie, 800 di zucche. Più gli altri prodotti che chiamiamo ‘minori'”.
Secondo l’associazione di categoria una soluzione potrebbe consistere nell’introduzione di strumenti, ad esempio i voucher, tali da consentire a giovani, pensionati e percettori di reddito di cittadinanza di fornire la propria prestazione occasionale.
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