REGGIO EMILIA – Da appena venti giorni era tornato un uomo libero dopo avere scontato la pena di 12 anni di reclusione per una serie di reati per i quali era stato condannato nel processo Aemilia: associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, ricettazione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Stiamo parlando di un nome di peso, quello di Antonio Gualtieri, 63 anni, residente in città, figura di spicco della ‘ndrangheta emiliana, imprenditore edìle per diverso tempo molto attivo sul nostro territorio. Fu anche vicepresidente dell’Aier, l’associazione di costruttori calabresi che cercò di fare pressioni sull’amministrazione di Reggio affinché il Comune acquistasse gli alloggi invenduti.
Per Gualtieri si sono aperte nuovamente le porte del carcere. E’ stato infatti arrestato dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Una indagine condottta dalla Procura di Reggio con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna.
Secondo quanto ricostruito, Gualtieri, una volta riacquisita la libertà, ai primi di novembre, si era messo all’opera per riscuotere un credito di circa 190.000 euro vantato da un parente nei confronti di un agente immobiliare, a cui aveva rivolto minacce di morte anche riferite ai suoi famigliari.
Il 63enne non si è mai dissociato dalla criminalità organizzata: è stata una delle figure di vertice della cosca emiliana, a lui spettava il compito di coordinare e organizzare i principali affari illeciti e le principali operazioni finanziarie. Era l’uomo di fiducia del boss Nicolino Grande Aracri con cui è ritratto a sinistra nella foto che vi mostriamo. nel serviziom
In una intercettazione effettuata dai carabinieri durante l’inchiesta Aemilia, mentre parlava con un imprenditore veronese, si vantava del proprio potere: “Dispongo di 150 uomini”.
Gualtieri aveva trascorso gli ultimi anni di detenzione ai domiciliari per problemi di salute.











