REGGIO EMILIA – Grazie ai suoi stretti legami con la ‘ndrangheta reggina, Gioacchino Campolo era diventato il “re dei videopoker”, accumulando illegalmente uno smisurato patrimonio fatto di ville, appartamenti, terreni, ma anche di una notevole collezione d’arte. Il tutto poi oggetto di un maxi sequestro, culminato in definitiva confisca da parte dell’Antimafia di Reggio Calabria, frutto di un’inchiesta della pm Beatrice Ronchi che di lì a poco porterà le sue competenze investigative dalla terra calabra alla nostra regione, facendosi subito conoscere con operazioni importanti come Aemilia, Grimilde, Perseverance.
Ma torniamo alla collezione artistica confiscata, perché fra le opere d’arte più significative bloccate dagli inquirenti spunta inaspettatamente un prezioso piccolo olio di Antonio Ligabue. Si tratta della “Leonessa con serpente”, un quadro raro, datato intorno al 1937, quindi appartenente a quello che viene considerato il primo periodo pittorico di Ligabue, giunto già da tempo a Gualtieri in quanto espulso nel 1919 dalla Svizzera per le continue liti con la famiglia adottiva, in special modo con la matrigna.
Si tratta di una creazione su tavoletta di legno di non grandi dimensioni (24×18 centimetri) che propone un tema-principe per l’artista, cioè quello delle belve feroci e delle lotte con i rettili, che sarà successivamente rappresentato più volte e con esiti decisamente più drammatici e complessi dal geniale pittore che in questo modo scaricava sul dipinto le sue irrequietezze d’animo, complice la psicosi maniaco-depressiva che l’accompagnerà per tutta la vita.
Nella collezione, frutto di attività illecite e di riciclo di denaro, vi sono insieme all’opera di Ligabue anche altri dipinti di autori importanti del Novecento italiano e persino la paradossale presenza di falsi, il che dimostra come anche i temuti ‘ndranghetisti possono finire truffati. I quadri non sono più appesi nelle pareti delle case pure quelle confiscate a Campolo che, dopo alcuni anni in prigione, è deceduto. Ora tutte queste opere d’arte si possono ammirare a Palazzo “Pasquino Crupi” di Reggio Calabria: è il riscatto della legalità.
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