REGGIO EMILIA – Sono sei le misure cautelari personali scaturite dall’indagine della Direzione distrettuale antimafia di Bologna denominata ‘Sugar Beet’. Nell’elenco degli arrestati spicca il nome di Cesare Muto, che da poco più di un mese si trova in carcere a Voghera per scontare la condanna definitiva subita nel processo Grimilde. Cesare è il fratello di Antonio, classe 1971, noto per i suoi legami col clan Grande Aracri di Cutro e condannato nel processo Aemilia. A lungo i due fratelli si sono occupati di autotrasporti, raccogliendo il testimone dal padre che, a Gualtieri, aveva avviato attività in questo settore. Nei guai, in seguito all’operazione di ieri sono finiti anche Benito Muto e Francesco Muto, figli di Antonio. I domiciliari sono scattati nei confronti di Rossella Lombardo che è la loro madre.
Tra gli arrestati, con obbligo dei domiciliari, c’è Marco Duconte. Risulterebbe intestata a lui la ditta di trasporti posta sotto sequestro per essere riuscita in parte a sostituirsi a due aziende concorrenti confiscate e attualmente gestite dallo Stato.
Tra i reati contestati nell’inchiesta compaiono l’elusione di provvedimenti di confisca e il trasferimento fraudolento di valori.
Il blitz dei Carabinieri del Ros e dei colleghi del comando di Reggio Emilia ha avuto luogo alla vigilia di un’udienza con al centro alcune misure di prevenzione di tipo personale e patrimoniale scattate qualche tempo fa nei confronti di Cesare e Antonio Muto. L’iter giudiziario, che si svolge a Bologna, comprende beni oggetto di confisca. Due anni e mezzo fa raggiunse i 10 milioni di euro il valore complessivo tra case, aziende e capannoni sequestrati, in gran parte a Gualtieri, ai fratelli Antonio e Cesare. Un tesoro che era stato intestato prevalentemente a parenti.
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