REGGIO EMILIA – Il sequestro preventivo è stato eseguito dalla Guardia di finanza su provvedimento della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Sono finiti bloccati beni e partecipazioni di nove società, per un valore superiore ai 300.000 euro. Beni e quote appartenenti a Roberto Soda, imprenditore di 53 anni, originario di Crotone ma da tempo residente Reggio Emilia. Soda è ritenuto attiguo alla cosca di ‘ndrangheta Grande Aracri. Così emerge dagli approfondimenti delle fiamme gialle, svolti in particolare dal servizio centrale di investigazione sulla criminalità organizzata.
Controlli che hanno messo in evidenza la sproporzione tra i redditi percepiti in modo lecito dall’imprenditore e le varie acquisizioni di beni a lui riconducibili, mettendone in luce contemporaneamente la pericolosità sociale, legata all’asservimento delle sue attività economiche agli interessi della cosca, per la quale avrebbe agito come prestanome oltre che emettendo false fatturazioni.
Un tipo di illecito quest’ultimo, già emerso in passato. Roberto Soda compare infatti tra i nomi dell’inchiesta “Billions”, esplosa nel settembre del 2020, con cinquanta indagati, sui complessivi 193, accusati anche di associazione a delinquere, tra loro diversi già condannati nel processo Aemilia.
Nel 2016, a Crevalcore, nel Nolognese, l’imprenditore, all’epoca titolare della Edil Gest srl, era stato perquisito e trovato in possesso di 43.400 euro, denaro che era stato prelevato da un ufficio postale. Circostanza che lo faceva rientrare, secondo gli investigatori di quell’inchiesta, tra i protagonisti di una rete di cosiddetti “prelevatori” di contanti che poi confluivano in un ginepraio di società.
Le indagini che hanno portato al sequestro di queste ultime ore sono scaturite da un’interdittiva antimafia emanata dalla Prefettura di Reggio, nei confronti di una serie di imprese, operanti nel settore edile, inserite inizialmente nel circuito delle aziende in grado di far fronte alla ricostruzione post sisma 2012.
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