REGGIO EMILIA – Negli ultimi nove anni sia la maxi operazione Aemilia che diverse altre indagini antimafia collegate hanno inferto un duro colpo al radicamento in Emilia – e nel Reggiano in particolare – della ‘ndrangheta cutrese marchiata Grande Aracri. Ma la sfida è tutt’altro che vinta, molti segnali dicono infatti che il clan si sta riorganizzando e l’opera di contrasto investigativo si è ora pure decisamente spostata sul terreno digitale. E che la cosca Grande Aracri abbia da tempo coltivato competenze tecnologiche avanzate l’ha rivelato un collaboratore di giustizia, parlando esplicitamente di forti investimenti realizzati su piattaforme web clandestine, per non parlare della capacità di creare fideiussioni false messe poi a disposizione degli affari illeciti di alcuni imprenditori.
Una nuova frontiera è anche l’utilizzo di criptovalute per il riciclaggio del denaro sporco che arriva agli ‘ndranghetisti dai traffici di stupefacenti e armi, dalle fatture false, dalle estorsioni. Non da meno pesa l’utilizzo subdolo dei social media per manipolare e reclutare affiliati, specie fra i giovani. Inoltre questa progressiva virata verso l’innovazione tecnologica è portatrice di nuovi fiancheggiatori: hacker, ingegneri informatici, colletti bianchi al servizio dell’illegalità che sanno muoversi in Internet per sfruttarne le potenzialità.
Indagini sempre più difficili, alla luce oltretutto dei nuovi canali mafiosi di comunicazione che criptano i messaggi per cercare di eludere l’attività di intercettazione degli inquirenti. Siamo già, quindi, nel futuro. La ‘ndrangheta va ora combattuta anche nel complesso terreno dell’evoluzione tecnologica.
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