REGGIOLO (Reggio Emilia) – “L’operazione di oggi è stata condotta in diversi comuni della Lombardia, dell’Emilia Romagna, del Veneto e della Calabria. La figura centrale dell’indagine Sisma è rappresentata dal nipote di un boss ‘ndranghetista che avrebbe messo in piedi un sistema corruttivo per facilitare la concessione di contributi pubblici destinati alla ricostruzione post sisma del 2012“.
L’uomo a cui il comandante dei carabinieri di Mantova, il col. Vincenzo Di Stefano, fa riferimento è Giuseppe Todaro, architetto libero professionista di 36 anni di Reggiolo, dal 2014 e almeno fino al 2021 tecnico esterno incaricato di istruire le pratiche per la ricostruzione di edifici privati in alcuni comuni del mantovano colpiti dal terremoto. Il 36enne è in carcere, come è in carcere il padre Raffaele. Diverse le imprese della famiglia Todaro che in passato sono state destinatarie di interdittive antimafia emesse dalla prefettura di Reggio.
Nell’ambito dell’inchiesta della procura antimafia di Brescia sono undici in tutto gli indagati, nove gli arrestati nella notte: quattro sono in carcere, cinque ai domiciliari con le accuse a vario titolo di concussione, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, intestazione fittizia di società aggravati dalle finalità mafiose per aver agevolato la cosca ‘ndranghetista Dragone di Cutro. Decine le perquisizioni da parte dei carabinieri in abitazioni e studi tecnici in Lombardia, Emilia, Veneto e Calabria.
Secondo gli inquirenti, lo schema era collaudato: i beneficiari del contributo avrebbero corrisposto all’architetto reggiolese una somma in genere pari al 3% del finanziamento per fare in modo che la propria pratica venisse trattata in anticipo e con aumenti dell”importo. La concussione prevedeva che il contributo pubblico fosse elargito ai richiedenti solo a condizione che affidassero i lavori di ricostruzione a delle società facenti capo alla famiglia Todaro (guarda il video con le intercettazioni).
Il nonno materno di Todaro è Antonio Dragone, capo della cosca rivale dei Grande Aracri e ucciso in un agguato di mafia a Cutro. Tra gli indagati figura anche un altro reggiano: Enrico Ferretti, 46 anni, bancario residente a Guastalla, finito agli arresti domiciliari. Stando alle intercettazioni si sarebbe attivato per agevolare alcune operazioni nel proprio istituto di credito e in altri.
Le intercettazioni
Il comandante provinciale dei carabinieri di Mantova, il col. Vincenzo Di Stefano
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