BOLOGNA – E’ il maggiore, ma è stato l’ultimo dei fratelli Sarcone a finire sotto la lente d’ingrandimento delle forze dell’ordine. Avrebbe fatto le veci di Nicolino, Gianluigi e Carmine mentre questi erano in carcere. Giuseppe Sarcone Grande è stato condannato a 18 anni in primo grado nel filone abbreviato del processo scaturito dall’inchiesta Perseverance, nome che si aggiunge a quelli di Aemilia, che ha vagliato gli anni dal 2010 al 2015, e di Grimilde, che invece racconta del periodo 2015-2019, indagine che va nell’archivio delle più importanti inchieste contro la ‘ndrangheta condotte al Nord.
Nel pomeriggio a Bologna è stata letta la sentenza a carico di 24 imputati, con diverse ore di ritardo per un problema tecnico con i videocollegamenti che ha costretto il presidente di Corte a interrompere tutto per trasferirsi nel palazzo nuovo di giustizia. Secondo le indagini della polizia di Reggio e dei carabinieri di Modena, Giuseppe Sarcone avrebbe gestito negli anni, tramite prestanome, numerose attività economiche dislocate tra le due province tra sale scommesse, carrozzerie, autofficine e società immobiliari, usandole come scudo per il patrimonio della famiglia oggetto di misura di prevenzione patrimoniale.
Tantissimi gli episodi, come l’apertura di una sala slot a Modena poi fermata dal sindaco Giancarlo Muzzarelli, le intimidazioni ad un’amministratrice giudiziaria di Gualtieri, e poi l’episodio di una coppia di coniugi modenesi che si sarebbe rivolta alla cosca perché gettasse acido in faccia ad una badante per arrivare ai soldi degli anziani che la donna accudiva.
Tra le condanne, anche quella a 8 anni per Nicolino Sarcone, ormai conclamato referente in Emilia della cosca Grande Aracri, e quella a 15 anni per Domenico Cordua, accusato di essere un sodale e di essersi messo a disposizione per il recupero crediti. Le ipotesi di reato vanno a vario titolo dall’associazione mafiosa finalizzata appunto al recupero crediti tramite estorsione al trasferimento fraudolento di valori.
Condannati in rito abbreviato, comprensivo dello sconto di un terzo- oltre a Giuseppe Sarcone Grande, Nicolino Sarcone e Domenico Cordua – anche Salvatore Muto, 16 anni; 14 anni e 4 mesi per Giuseppe Friyio; 14 anni per Salvatore Procopio; 13 anni e 4 mesi per Giuseppe Caso; 8 anni e 8mila euro di multa ciascuno per i coniugi modenesi Alberto Alboresi e Genoveffa Colucciello; 6 anni e 6mila euro di multa per Angelo Caforio; 4 anni e 4 mesi per Domenico Pilato; 4 anni per Domenico Squillacioti; 4 anni per Rosario Errico Lopez; 3 anni e 10 mesi di reclusione per Alessandro Sicuri, professionista di Parma; 3 anni e 8 mesi per Gianluigi Sarcone; 3 anni e 2 mesi per Carmine Sarcone; 3 anni per Giuseppe Lazzarini; 3 anni per Domenico Sestito; 3 anni per Pier Roberto Manico; 2 anni e 4 mesi per Salvatore Rotondo; 2 anni per Giuseppe Salerno; un anno e 4 mesi per la sorella Giuseppina Sarcone (per questi ultimi due pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario).
Sono liberi i quattordici imputati che hanno scelto il patteggiamento, grazie alla sospensione condizionale della pena: Rosario Falbo, Mauro Aguzzoli, Carmine Amarante, Antonio e Gianni Floro Vito, Maddalena Santoro, Paolo e Giuseppe Vertinelli; Domenico Riccelli; Ferdinando Rocco Amatore e Luigi Pilato; Gennaro Fumarola; Giuseppe Giglio.
Sono stati, infine, assolti Alessandro Basoni, Salvatore Silipo.
Reggio Emilia Modena processo Nicolino Sarcone Domenico Cordua Giuseppe Sarcone Grande Operazione Perseverance Perseverance Giancarlo Muzzarelli sindaco‘Ndrangheta, intercettazioni choc: “Un lavoretto, c’è da picchiare una donna”. VIDEO