REGGIO EMILIA – La reazione dell’Associazione nazionale magistrati alla presa di posizione dell’Ordine degli avvocati di Reggio sul processo Aemilia sgombra il campo da possibili equivoci e dubbi interpretativi e mostra che chi doveva capire, ha capito benissimo: l’offensiva degli avvocati reggiani è diretta contro i magistrati che conducono le indagini in materia di criminalità organizzata e contro quelli che hanno svolto funzioni giudicanti nei processi. Voi al processo c’eravate, replicano i magistrati agli avvocati, avete potuto studiare gli atti e sapete bene che negli atti non c’è traccia di prove insabbiate e omissioni investigative.
Il riferimento merita di essere approfondito. Per anni, a partire dal 2011, gli inquirenti che hanno condotto le indagini di Aemilia hanno intercettato centinaia di utenze telefoniche e piazzato cimici in abitazioni, locali pubblici, automobili, cantieri e così via. Alla fine delle indagini, l’accusa ha depositato le registrazioni di circa 15mila contatti. Le difese, da parte loro, hanno chiesto e ottenuto l’ingresso nel processo di altre migliaia e migliaia di intercettazioni. I contatti finiti agli atti sono stati così 25mila. Per trascrivere le telefonate, sei società specializzate hanno lavorato contemporaneamente per due anni, compilando quasi 90mila pagine suddivise in 512 volumi.
In queste 90mila pagine, quello che l’Ordine degli avvocati di Reggio adombra non c’è. C’è invece, nella sentenza firmata dai giudici Caruso, Beretti e Rat, la decisione di trasmettere alla Procura gli atti su una serie di persone non imputate nel processo e l’invito ad approfondire una sfilza di situazioni penalmente rilevanti: bancarotte, frodi fiscali, incendi dolosi, operazioni di riciclaggio, false testimonianze e così via. Soggetti e condotte diversi da quelli evocati dall’Ordine degli avvocati.
Il 7 novembre scorso, in Tribunale a Reggio, gli avvocati difensori degli imputati nel processo Grimilde disertarono in blocco la requisitoria finale di Beatrice Ronchi. A ben vedere, l’attacco alla Dda è stato preceduto da gesti altamente simbolici.
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Sul tema interviene anche l’associazione Reggio Diritti e libertà. ‘Il comunicato dell’Ordine degli Avvocati di Reggio sulle presunte rivelazioni di Roberto Pennisi riguardo indagini non svolte nel processo Aemilia – sostiene l’associazione – si colloca di fatto nella campagna politica che la Destra ha promosso dal 2020. Questa campagna ha lo scopo di delegittimare i risultati del processo Aemilia’. Ben venga ogni iniziativa che possa far luce sui rapporti tra organizzazioni mafiose ed esponenti politici, dice Reggio Diritti e libertà, ma ‘è inaccettabile che l’Ordine degli Avvocati non citi le dichiarazioni del Procuratore Roberto Alfonso, che ha escluso nella maniera più assoluta che ci fossero contrasti tra Mescolini e Pennisi sulla posizione di esponenti politici di centrosinistra’.
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