REGGIO EMILIA – Sarebbero emerse forti perplessità da parte degli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro sull’effettiva volontà di collaborare con la Giustizia da parte di boss Nicolino Grande Aracri. Lo stesso legale del boss “allontana” la versione del pentimento.
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“Grande Aracri pentito? Non mi risulta”. Così in una intervista rilasciata nei giorni scorsi al sito internet calabrese “LaC News”, l’avvocato Sergio Rotundo, uno dei legali storici di Nicolino Grande Aracri, il boss della cosca di Cutro radicatasi anche nel Reggiano.
All’avvocato non risulta, dunque, l’esistenza di un vero e proprio percorso di collaborazione con la Giustizia da parte del suo assistito. La notizia era emersa sulla stampa alla metà di aprile. In realtà il percorso è stato avviato, ma all’insegna delle perplessità.
Secondo quanto filtra da ambienti investigativi, come ha riferito Il Quotidiano del Sud, dopo i primi colloqui, gli inquirenti avrebbero iniziato a nutrire dubbi sull’effettiva volontà del boss di collaborare, a tal punto che i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro non lo starebbero più sentendo.
Perchè? I suoi racconti non sarebbero apparsi finora convincenti.
E c’è un altro particolare che avvalorerebbe questo aspetto: la Prefettura di Crotone ha infatti sospeso la vigilanza disposta nei famigliari del boss i quali peraltro aveva rifiutato di sottoporsi al programma di protezione. Inevitabile il collegamento con il caso di Nicolino Sarcone che dopo la condanna nel processo Aemilia decise di pentirsi, ma venne ritenuto inattendibile dalla Dda di Bologna.
Nei giorni scorsi, il 26 maggio, la Cassazione, ha confermato l’ergastolo a Grande Aracri considerato il mandante di quattro omicidi avvenuti agli inizi del 2000 in Calabria.